«Questa malattia non è per la morte»

Dagli Stati Uniti, è arrivata alla Postulazione notizia di una presunta guarigione miracolosa grazie all’intercessione di Papa Pio XII. Pubblichiamo, di seguito, la sintesi del racconto di un testimone – lo zio del ragazzo protagonista della storia -, senza naturalmente anticipare il giudizio delle autorità ecclesiastiche competenti. La commovente storia di Jon e la fede della sua famiglia sono per noi soltanto un invito a continuare a pregare per la canonizzazione del Venerabile Papa Pacelli, secondo l’invito che più volte Papa Francesco ha fatto già proprio. Qui, il testo integrale del racconto, in inglese.

Schermata 11-2456966 alle 21.57.26Mio nipote, Jon, era stato ricoverato al Pronto Soccorso domenica 23 marzo 2014, per alcuni problemi respiratori dopo un’influenza che durava da un paio di giorni. In ospedale, gli avevano diagnosticato un’influenza e una polmonite secondaria. Cominciarono a trattarlo con degli antibiotici, e a monitorare costantemente i suoi livelli di ossigeno nel sangue.

Nel corso della prima notte, i medici si preoccuparono per il livello particolarmente basso di ossigeno nel sangue, e il lunedì successivo lo misero in una macchina per la ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aeree (C-PAP), continuando a monitorarlo. La notte, i medici ancora non erano soddisfatti dello stato di Jon, nonostante tutte le misure fino a quel momento preso; e si decise allora di applicarli un ventilatore, per aiutarlo a prendere ossigeno con tutti i polmoni. Ma questi erano stati attaccati dal virus dell’influenza, che aveva causato una notevole infiammazione ai loro tessuti, con una raccolta di liquido nei polmoni che gli impediva all’aria di arrivare fin dove era necessario.

Jon continuava a peggiorare, fin quando non si decise di ricorrere all’Ossigenazione Extracorporea a Membrana (ECMO): una misura davvero estrema, per pazienti con insufficienza respiratoria molto grave. Il tasso di mortalità è piuttosto alto per chi raggiunge questo stadio. La nostra famiglia trascorreva molte ore, insieme, in attesa, e mia sorella, Mary – la mamma di Jon – non l’ha mai lasciato solo. Io intanto chiedevo agli amici vicini di pregare per lui.

Il giorno in cui lo stavamo quasi per perdere è stato venerdì 4 aprile. La Settimana Santa era vicina (e in inglese si chiama “Good Week”): così da allora quello per noi è stato il “Bad Friday”. I dottori spiegarono alla mamma e al papà che era necessario interrompere gli anticoagulanti, per frenare una brutta emorragia interna. Questo, però, avrebbe ostruito l’Ossigenazione Extracorporea a Membrana, e i suoi polmoni non sarebbero stati in grado, da soli, di ossigenare adeguatamente il sangue. Era un strada senza via d’uscita: o togliere gli anticoagulanti rischiando che l’ECMO si ostruisse, o rischiare un’emorragia interna sempre più grave. Dopo, mia sorella ci ha detto che i medici avevano dato il 5% di probabilità di sopravvivenza. Ma solo perché non dicono mai “zero”.

car5Ero nella sala d’attesa quando mia sorella e la sua famiglia fecero ritorno, in lacrime, dal colloquio con i medici. Sentita la prognosi, li lasciai lì, e andai davanti alla porta della stanza di Jon, e mi misi a pregare il Rosario e la Coroncina alla Divina Misericordia, invocando l’intercessione di Papa Pio XII. Alzai gli occhi e vidi che erano le tre del pomeriggio, di venerdì. Proprio in quel momento, ebbi come l’immagine vivida, nella mia mente, che la Vergine Maria aveva accolto la mia preghiera e l’aveva portata al trono di Dio, come su un vassoio d’oro. Sentii una forte fiducia dentro di me, e tornai da mia sorella dicendole: «Questa malattia non è per la morte». Lei mi guardò, come se mi chiedesse: «Tu che ne sai?».

Ci mettemmo subito a chiedere a tutti di pregare il Memorare a San Giuseppe, invocando l’intercessione di Pio XII. E grazie ai social media, migliaia di persone nel mondo si misero a pregare per Jon!

La mattina seguente, fui sorpreso del fatto che il Vangelo del giorno fosse quello della resurrezione di Lazzaro, soprattutto al leggere quel passaggio in cui Gesù dice: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio» – quasi le stesse parole che avevo detto a mia sorella il giorno prima. In quel momento esatto, cominciai a ricevere entusiasti messaggi dagli altri familiari che dicevano che Jon, nella notte, aveva recuperato, e che la macchina dell’Ossigenazione Extracorporea non si era ostruita, come si temeva.

Da quel momento, Jon ha continuato a fare progressi, fino a quando non gli tolsero l’ECMO, il mercoledì della Settimana Santa. I suoi polmoni, miracolosamente, avevano ricominciato a lavorare, superando le migliori speranze dei medici. Il Dott. Love – rinomato esperto della tecnica di Ossigenazione Extracorporea – disse a mia sorella: «Al 100% avete tra le vostre mani un miracolo. Noi non solo gli avevamo tolto gli anticoagulanti, ma avevamo aggiunto coagulanti… Non è spiegabile come la macchina non si sia ostruita, o come i polmoni di Jon abbiano cominciato a guarire così in fretta».