IL SENSO DELL’ANNO SANTO

FVQ-F-137756-0000 Tempo di grazia è il Giubileo; per «ritrovare la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio», come ha ricordato Papa Francesco annunciando lo speciale Anno Santo che si aprirà l’8 dicembre prossimo. «Un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio», ha continuato il Papa, per tornare – come il figlio prodigo – a Dio che perdona tutto e perdona sempre.
«Tornare» è la parola di ogni Giubileo; l’ «Anno del gran ritorno» l’aveva definito Papa Pio XII, inaugurando quello del 1950. Aveva detto nel radio messaggio natalizio del 1949: «Il vecchio Padre della parabola evangelica attende ansioso, sulla soglia della Porta Santa, che il figlio traviato ritorni contrito; chi vorrà ostinarsi nel deserto della colpa?». E questo “ritorno” è, per Pacelli, accompagnato da una sicura garanzia: il perdono di Dio. Ecco perché il Giubileo è, per il Papa, anche l’ «Anno del gran perdono»: «Se il Giubileo per gli uomini è tempo di straordinario ritorno, per Dio sarà occasione di più largo e amorevole perdono».

Dall’apertura della Porta Santa, la notte di Natale del 1949, fino alla sua chiusura, un anno dopo, il Papa non smetterà di ripetere instancabilmente quell’invito al ritorno e quell’assicurazione del perdono, arrivando, nelle numerosissime udienze previste, «a tirarsi in disparte per ascoltare le confessioni di quei fedeli che glielo chiedevano» (Positio, 218). Ritorno, infatti, significa tornare alle sorgenti della Misericordia, e queste sorgenti sono aperte al fede nel sacramento della confessione. Per questo Pio XII volle che quasi al centro dell’anno giubilare, alla vigilia della Pasqua, si celebrasse in San Pietro una solenne liturgia penitenziale – come Papa Francesco ha voluto per quest’anno, il 13 marzo; in quella circostanza, Pacelli non mancava di ricordare ancora una volta: «Vi scongiuriamo di assicurarvi il perdono divino mediante il sacramento della confessione!» (26 marzo 1950). E ai parroci della città di Roma, il 2 marzo 1950, raccomanda di dedicarsi al ministero della confessione con zelo e misericordia: «Un apostolato senza amore è 16924iduna contraddizione in termini», li ammonisce.
Il Vice Direttore dell’Osservatore Romano di quegli anni racconta: «Ebbi l’impressione che egli considerasse quel periodo di grazia non solo come una ricorrenza solenne di fede, ma proprio come un dono di riconciliazione universale, largito da Dio all’umanità, dopo i disastri materiali e morali della guerra e le innumerevoli colpe che la guerra favorisce e diffonde. Benché talvolta visibilmente affaticato, non ridusse mai il ritmo delle udienze e dei sacri riti stabiliti in quell’anno benedetto» (Positio, 269). E personalmente non manca di moltiplicare preghiere e penitenze – come aveva chiesto ai fedeli di tutto il mondo – per «ottenere al genere umano quella vera concordia dei cuori e quella genuina pace, che solo Dio può donare» (26 maggio 1949).

«Anno del gran ritorno e del gran perdono» sarà anche il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco; «Anno Santo, anno di Dio – di Dio, la cui maestà e grandezza condanna il peccato; di Dio, la cui bontà e misericordia offre il perdono e la grazia a chi è disposto ad accoglierlo; di Dio, che in questo Anno Santo vuole appressarsi ancor più all’uomo e tenersi a lui più che mai vicino» (23 dicembre 1949).