«Si chiamerà Eugenio»

Pubblichiamo di seguito la testimonianza
del Prof. Salvino Patanè di Riposto,
che ringraziamo per la “confidenza” fatta ai nostri lettori.

derVeruntreuteHimmel100_v-ARDFotogalerieNella seconda meta del 1938, Gaetano, un mio cugino ufficiale dell’esercito, venne destinato insieme al suo plotone in prossimità delle mura Leonine, a salvaguardia del Vaticano.

Gaetano, essendo cresciuto in A.C. e F.U.C.I., fece ben presto amicizia con parecchi prelati e sacerdoti della Curia romana, soprattutto tramite un certo Don Fedele. Fra gli alti prelati, poté conoscere anche il Cardinale e Segretario di Stato, Eugenio Pacelli che nel marzo del 1939 divenne Papa, scegliendo il nome di Pio XII.

Sei mesi dopo, sono nato io e precisamente il 29 settembre. I miei genitori decisero insieme che a battezzarmi fosse proprio il cugino più grande alias Gaetano.

Quando egli apprese la notizia, ne fu entusiasta e subito si adopero per comunicarlo a Don Fedele pregandolo altresì affinché potesse fargli avere un incontro privato, anche di breve durata, per ottenere la benedizione personale del Papa verso quel bimbo che sarebbe presto divenuto suo figlioccio.

A causa del triste momento storico, trascorsero parecchie settimane prima che il segretario particolare informasse Don Fedele sull’accoglimento della richiesta e l’adempimento della stessa, fra un’udienza e l’altra.

Cosi – raccontava mio cugino Gaetano – nell’ora concordata lui accompagnato da Don Fedele, nell’anticamera dello Studio del Santo Padre; da lì, il Segretario particolare mi introdusse nello Studio privato del Papa! Dopo il mio deferente saluto, Egli mi chiese amichevolmente e dandomi del tu, per quale ragione avessi chiesto udienza ed io gli risposi: “Perché fra qualche settimana sarò padrino di Battesimo di un mio cuginetto e prego la Santità vostra di impartire una benedizione speciale su questo bambino”. Il Papa proseguì chiedendomi: “Quale nome hanno messo al bambino?” Ed io risposi: “Salvatore, Santità!” A quel punto, il Papa, sollevando la mano benedicente mi disse: “Con il permesso dei genitori, io lo benedico Salvatore Eugenio Maria. Ho aggiunto il mio nome perché sei venuto a chiedere una speciale benedizione sul bambino e quello di Maria affinché la Madre di Dio possa proteggerlo, per tutta la vita”. Dopo averlo ringraziato e salutato, genuflettendomi, si concluse la brevissima, ma intensa udienza.

Quando fui consapevole di quanto fosse accaduto e del privilegio avuto direttamente dal Papa, mi ci affezionai in modo particolare. Fu il primo Papa della mia vita e attraverso l’A.C., il legame fu molto forte. Ricordo ancora l’entusiasmo della domenica, a conclusione della Messa sociale, quando cantavamo “Santo Padre che da Roma ci sei meta, luce e guida, su noi tutti puoi contar …”.

Aveva ragione San Giuseppe Marello nel sostenere che “Tutto è provvidenziale, quaggiù”. La benedizione impartitami da Papa XII, per me lo e stata e ha continuato ad esserlo.

Il 5 ottobre del 1980, è venuto al mondo il mio secondogenito. Per lui, io e mia moglie, abbiamo scelto il nome: Eugenio. Nel giorno del suo battesimo Mons. Ignazio Cannavo, Arcivescovo di Messina, purtroppo recentemente scomparso, iniziò la sua omelia dicendo con la sua voce argentina “Sono sicuro che Salvino vi abbia già raccontato della benedizione ricevuta da S. Santità, Pio XII, di venerata memoria (…) ed è per questo motivo che a breve battezzeremo Eugenio, prendendo idealmente la benedizione avuta da Pio XII e tramandarla di padre in figlio”.

Molti anni dopo, nel 2010, il mio primo nipote, figlio di mia figlia Erminia, e stato battezzato da Mons. Calogero Leone coi nomi: Ludovico Eugenio Maria, per perpetuare l’origine di quella benedizione e il ricordo, mano a mano nel tempo, di quel caro cugino, Gaetano, di nonno Salvino, di zio Eugenio e di chi sa chi altri.

Perche, come scriveva Mario Luzi, “Noi siamo quello che ricordiamo. Il racconto è ricordo, e ricordo è vivere”.