«Defensor Civitatis»

Pubblichiamo di seguito i testi degli interventi e alcune foto dell’incontro tenuto il 4 giugno 2014, LXX Anniversario della salvezza di Roma, sulla grande opera di carità svolta dal Venerabile Papa Pio XII nelle drammatiche circostanze del secondo conflitto mondiale – opera che gli valse il titolo di Defensor Civitatis. Al termine dell’incontro, ospitato presso dalla Postulazione della Causa di Canonizzazione presso la Curia Generalizia dei Padri Gesuiti, in Roma, si è tenuta una breve cerimonia, durante la quale è stata posta una corona di fiori presso la lapide che celebra Pio XII Defensor Civitatis (a destra, guardando la Basilica, nei pressi della Libreria Editrice Vaticana). (Qui la notizia e il programma completo dell’evento; qui, invece, il servizio di TV2000).

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Saluto introduttivo della Postulazione

A noi tocca un duplice compito: anzitutto esercitare la grande virtù della pazienza, virtù strettamente connessa con la virtù della fede; e poi pregare per la canonizzazione del Venerabile Papa Pio XII, invocando la sua potente intercessione in tutte le necessità della nostra vita, in modo particolare nelle gravi sofferenze. “Conoscere è amare”, dice il proverbio, e conoscere meglio è amare di più. È questo che intendiamo fare oggi: far conoscere meglio la splendida figura di Papa Pacelli, in modo particolare come Padre comune e Papa della carità negli orrendi anni della seconda guerra mondiale. Continua a leggere.
pioXII2.gifIntroduzione del diacono Dominiek Oversteyns alla testimonianza di Renato Astrologo

Schermata 06-2456812 alle 21.54.42Dietro i numeri stanno persone, con un volto, una storia unica e preziosa. Uno di loro è Renato Astrologo, venuto oggi al nostro convegno per condividere con noi la sua storia, collegata a uno dei periodi più drammatici della storia della città di Roma e dello stirpe ebrea. Facendo ricerche nell’archivio del monastero di Santa Susanna, ho scoperto il suo nome: nel 2008 egli aveva ringraziato le suore del monastero per l’aiuto dato a lui e alla sua famiglia durante la persecuzione nazista. È commovente leggere la cronaca del monastero in quei giorni e vedere come le suore, incoraggiate dai reverendi superiori – accolsero e salvarono un buon numero di 42 persone. Continua a leggere.
pioXII2.gifTestimonianza di Renato Astrologo

Il 30 gennaio 1944 l’Istituto Murialdo fu bombardato da granate che provenivano dalle navi americane, sbarcate ad Anzio il 22 gennaio. Alcuni rifugiati nel collegio furono uccisi in questo bombardamento. Tra i sopravvissuti illesi invece c’eravamo noi, cioè mio padre e noi tre fratelli. Poco dopo fu organizzato da padre Aurelio Del Signore, rettore del collegio, un trasferimento dei superstiti con camion tedeschi fino a Roma.
Arrivato lì, mio padre prese subito contatto con padre Libero Raganella per chiedergli un luogo dove nascondersi. Questi allora portò noi quattro al monastero delle monache cistercensi di Santa Susanna, dove si erano già rifugiate mia madre, mia sorella e la nonna. La madre superiora era incerta se aprire ancora la porta del monastero per i nuovi venuti. In quel frangente vidi padre Libero discutere con la suora priora e sentii che disse: “C’è un ordine dall’alto”, inteso come un ordine dello stesso Papa Pio XII, e così la madre finalmente acconsentì, poiché diversamente saremmo stati presi e deportati. Continua a leggere.

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Intervista al Prof. Guiducci, Pontificia Università Salesiana, in merito al ritrovamento in Francia di documenti sul ruolo di Pio XII in quei tragici mesi

Come agì il Papa?
Per Pio XII la città doveva essere difesa da nuove offese belliche. Attraverso canali riservati attivò contatti con gli alleati e con la Wehrmacht. L’iniziativa fu tutta in salita. I comandi alleati erano convinti che l’esercito del Terzo Reich non avrebbe mutato strategia (dietro la Gustav era stata costruita anche la linea Hitler per bloccare nuovamente i nemici dell’Asse). E i responsabili della Wehrmacht non si dimostrarono di fatto sensibili agli appelli pontifici. Il loro problema restava quello di contenere la pressione alleata per dare tempo all’Organizzazione Todt di completare le fortificazioni sulla linea Gotica (a nord). Si spiega così anche la forte resistenza a Nettunia (per evitare un accerchiamento). La linea Hitler tenne fino al 24 maggio del 1944.

Poi sorsero ulteriori problemi…

Sì. Gli alleati sfondarono la Gustav grazie all’azione dei francesi. Questi, però, utilizzarono truppe del nord Africa, i “marocchini” (in realtà operarono anche algerini, tunisini e senegalesi). Queste, dopo la vittoria, si resero protagoniste di stupri di massa a Eusonia, Esperia (centinaia di casi), Pico, Lenola, San Giovanni Incarico… Alla fine si arriverà a una cifra di alcune migliaia. Tale dato include donne e uomini, sacerdoti e suore, bambini e anziani. Continua a leggere.

pioXII2.gifSaluto del Prof. Giulio Alfano, Pontificia Università Lateranense

Nel momento in cui le autorità politiche arretravano di fronte allo sfregio di un occupazione che sarebbe stata feroce come forse non ricordavano neanche i tempi della discesa dei Lanzi, la Santa Sede avvolgeva con la sua sapientia cordis tutti coloro che si trovavano nel dolore della cattività di un’oppressione disumana, che avrebbe causato reazioni anche discutibili che avrebbero portato all’olocausto delle Fosse Ardeatine con 335 vittime innocenti sacrificate all’ignominia di ideologie anticristiane e violente perché prive del sentimento che fa dell’uomo la vera “imago Dei”. Continua a leggere.

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Galleria fotografica

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