Pio XII e il mondo della cultura

Schermata 2016-03-06 alle 11.36.01Intervento di Rita Pomponio al concerto del 6 marzo 2016
nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma
per il 140° anniversario dalla nascita di Pio XII.

Raccontare in pochi minuti Papa Pacelli come uomo di cultura non è semplice. Ma in questo 140° anniversario dalla nascita è bene ricordarlo, non soltanto per il difficile e travagliato pontificato che lo portò a paragonare la tiara a una corona di spine, ma anche per l’enciclopedica formazione culturale che lo contraddistinse. Fu infatti uno dei pochi pontefici che, oltre al Latino, parlava correttamente ben sei lingue.
Eugenio Pacelli sin da bambino – era nato nel 1876 – dimostrò una non comune predisposizione nei confronti di tutto ciò che riguardava il mondo della cultura: dall’arte alla letteratura, dalla musica (studiò per molti anni il violino) alle scienze.
Suo precettore e mentore, sin dall’età di 8 anni, fu il grande scienziato e astronomo gesuita padre Giuseppe Lais, fondatore del Collegio Vallicelliano e presidente nel 1905 dell’allora Pontificia Accademia Romana dei Nuovi Lincei, il quale ebbe sul giovanissimo Eugenio una grande influenza.

Schermata 2016-03-06 alle 11.50.50Attratto anche dall’archeologia, non appena salito al soglio pontificio decise di far avviare una Campagna di scavi sotto la Basilica Vaticana, che portò, dopo quasi dieci anni di lavori, al ritrovamento della tomba del Principe degli Apostoli, Pietro.
E proprio grazie a quegli scavi – finanziati personalmente da Pio XII, e che non s’interruppero neppure durante la Seconda guerra mondiale – il Papa riuscì a nascondere tra gli operai numerosi ebrei, salvandoli così dai rastrellamenti tedeschi.
Papa Pacelli, di natura schivo e riservato, dimostrò sempre una grande apertura mentale e un’inconsueta modernità per i tempi in cui viveva.
Significativo e molto attuale il discorso che pronunciò il 17 febbraio 1950 ai giornalisti cattolici, convenuti a Roma in pieno Giubileo per il loro Quarto Congresso Internazionale. Un discorso in cui esortava la Stampa a rispettare sempre e comunque, senza mai scendere a compromessi con i Governi, il delicato compito di informare l’opinione pubblica, “non di dominarla o signoreggiarla – diceva – ma di servirla utilmente”. Parole che ci riportano al brano appena ascoltato dedicato alla giornalista Maria Grazia Cutuli, uccisa mentre svolgeva coraggiosamente il suo lavoro di reporter in territorio di guerra.

Un papa moderno e democratico dunque, ma soprattutto un uomo di grande umiltà.
A riguardo vorrei raccontarvi un bellissimo aneddoto di un incontro tra Pio XII e Maria Callas avvenuto nella primavera del 1954. Un fatto di cui non si parla in nessuna biografia di Pio XII e del quale si è venuti a conoscenza solamente negli anni Ottanta, grazie a una biografia della cantante – scritta da Renzo Allegri – che riporta un’intervista a Giovanni Battista Meneghini, marito della Callas. Una circostanza che mette in evidenza, non soltanto l’amore che Papa Pacelli provava per la musica, ma la grande umiltà di questo pontefice, dipinto spesso come un uomo freddo e distaccato dalle cose terrene.
Era l’autunno del 1953 quando un giorno il Papa, ascoltando alla radio il Parsifal, una delle opere di Wagner di cui era appassionato e profondo conoscitore, rimase colpito dalla splendida interpretazione di Maria Callas nella parte di Kundry. Volendo conoscerla e complimentarsi personalmente con lei, incaricò la sua segreteria di contattare il marito – che era anche il manager della cantante – e invitarli entrambi per un incontro in Vaticano.
Per quei tempi una richiesta di udienza da parte di un pontefice era un fatto estremamente raro. E mai era accaduto nei confronti di una cantante, seppur brava e famosa nel mondo.
La Callas – racconta il marito – essendo ortodossa e fanatica della propria religione non vedeva di buon occhio il Papa cattolico, per cui il giorno stabilito per l’appuntamento, poiché pioveva e faceva molto freddo, senza neppure preoccuparsi di avvisare non si presentò all’udienza. Una scortesia inqualificabile nei confronti del Papa che desiderava solamente complimentarsi con lei.
Ebbene, nonostante ciò, nella primavera successiva Pio XII rinnovò l’invito alla Callas, che stavolta si presentò in Vaticano; insieme a lei c’erano il marito e la suocera, entrambi cattolici e religiosissimi. Un gesto di umiltà da parte di Pio XII che fa ben comprendere la sua grandezza d’animo.
In seguito la Callas raccontò al marito di essere rimasta profondamente colpita dal Papa, ma soprattutto dalla sua immensa cultura musicale.

Per cui oggi non si poteva non scegliere un concerto per ricordare i centoquarant’anni dalla nascita di questo grande pontefice. Il quale, nella Lettera Enciclica “Musicae Sacrae Disciplina” del Natale 1955, definì la musica “uno dei grandi doni di natura dei quali Dio ha arricchito l’uomo”.

Un amore che Pio XII coltivò fino alla fine. Tant’è, che il pomeriggio del 7 ottobre 1958, poche ore prima della sua scomparsa, mentre era già in condizioni gravissime, chiese di ascoltare un disco: la Prima sinfonia di Beethoven. Fu quella l’ultima opera musicale che ascoltò poco prima di cadere in stato comatoso.
Papa Pacelli moriva all’alba del 9 ottobre – alle 3,52 – nello stesso orario in cui era nato ottantadue anni prima. “Si è spenta una luce nel mondo”, dirà il presidente degli Stati Uniti, Eisenhower, alla notizia della sua scomparsa.