«Loro vedono come mi hanno combinato…»

Il 2 marzo 1939, nel giorno del suo 63esimo compleanno, il Eugenio Pacelli è eletto Papa, con il nome di Pio XII, già al terzo scrutinio. «Accepto. Accipio in crucem» – «Accetto. Lo ricevo come una croce», furono le sue parole, prima che tutti i baldacchini sopra i seggi dei cardinali si abbassassero, restando alzato soltanto quello del nuovo Pontefice. Alle 17.27, dal comignolo usciva la fumata bianca; alle 18.07 il Cardinale Caccia Dominioni dava l’annuncio alla folla; poco dopo, il nuovo Pontefice si affacciava alla Loggia delle Benedizioni per il primo saluto ai fedeli. Di seguito, riportiamo il racconto di quelle ore, consegnatoci da Suor Lehnert, assistente di Pio XII dal 1917 fino alla morte.

conclave 1939 iLa mattina presto del 2 marzo aspettammo tutti nell’anticamera della cappella per porgere a Sua Eminenza i nostri auguri per il suo compleanno. Non gradiva mai troppo che gli si facessero, in generale, degli auguri, ma quel giorno, con un gesto gentile, disse soltanto: «Pregate, pregate che vada tutto bene!». Seguì la Santa Messa. Sembrava che nulla lo preoccupasse e che egli fosse solo intento a far scendere Dio in terra. Dopo la colaione, si recò alla Cappella Sistina, proprio come un tempo si recava all’udienza del Santo Padre. Nella «Cella n. 13» noi non sapevamo, non sentivamo e non vedevamo nulla della folla che sostava in piazza San Pietro. Tutte le finestre erano state infatti chiuse. Inoltre avevamo la proibizione di avvicinarci ad esse. Sua Eminenza tornò a casa dopo il primo scrutinio, pallido ma tranquillo e, come sempre, padrone di sè. Anche se la curiosità ci avrebbe volentieri spinte a chiedergli qaulche cosa, restammo mute di fronte al suo atteggiamento serio e grave. […] Erano circa le diciassette e trenta. Stavamo ancora mettendo in ordine ed imballando quello che restava, quando da piazza San Pietro ci giunsero delle grida e degli applausi. Ma nessuna di noi avrebbe osato affacciarsi alla finestra, né, d’altra parte, nessuno venne ad informarci di quanto stava accadendo. Eravamo in attesa, quando la porta del grande studio si aprì. Sulla soglia comparve l’alta e slanciata figura a noi tanto nota, ormai vestita di bianco, attorniata dal Maestro delle cerimonie e da altri prelati, che però si ritirarono subito. Non era più il Cardinale Pacelli, ma Papa Pio XII che tornava a casa dopo la sua prima “adorazione” nella Cappella Sistina. Chi potrebbe mai dimenticare quell’istante? Piangendo, noi tre suore ci inginocchiammo e baciammo per la prima volta la mano del Santo Padre. Anche il Santo Padre aveva le lacrime agli occhi. Guardandosi attorno disse solo: «Loro vedono come mi hanno combinato…!». In certe circostanze uno non trova mai le parole adatte, anzi le parole mancano addirittura. E non c’era neanche molto tempo a disposizione, perché i Prelati stavano già tornando per accompagnare il Papa alla seconda “adorazione”. Poco dopo arrivano anche i parenti e gli amici che volevano porgere al Santo Padre i loro auguri. Non riuscivamo quasi a parlare perché la voce ci mancava. Non riuscivamo neppure a trattenere le lacrime. Non si capiva se era gioia o dolore il sentimento che ci toccava il cuore. Il Santo Padre fu estremamente benevolo verso tutti coloro che incontrò dopo il suo ritorno nell’appartamento. Ora, però, il suo pallore rivelava una grande stanchezza. Quando finalmente si poté liberare dagli ospiti, si lasciò cadere su di una poltrona e si coprì per alcuni minuti il volto con le mani… Tutta la piazza San Pietro era ancora piena di folla giubilante. Solo ora a qualcuno venne in mente di aprire le imposte e di guardare giù su quel mare ondeggiante di gente, alla quale poco prima era stata impartita, per la prima volta dal nuovo Pontefice, la benedizione apostolica. Sembrava che la gente non potesse staccarsi più dal luogo dove aveva ascoltato la fausta notizia. Senza sosta risuonava il grido: «Viva il Papa! Viva Pio XII! Viva, viva, viva il Papa romano di Roma!». Soprattutto i Romani erano felici di vedere di nuovo, dopo tanto tempo, un romano sulla Cattedra di Pietro. Frattanto era sopraggiunta l’ora di pensare a mangiare qualche cosa. Quel giorno il Santo Padre non poté cambiarsi d’abito perché, per il momento, aveva una sola veste talare che non era assolutamente adatta. Dalla piazza San Pietro le grida di giubilo giungevano fino alla stanza da pranzo. Dopo la cena, che Pio XII toccò appena, andammo come ogni sera nella cappella per la recita del Rosario. L’unico che poté pregare tranquillo e raccolto, senza interrompersi, fu il Santo Padre. Noi, invece, ci interrompevamo continuamente, perché le lacrime ci impedivano di pregare. Ora, per la prima volta, il Santo Padre, Pio XII, ci impartì quella benedizione che per nove anni consecutivi ci aveva impartita da Cardinale. Per noi la giornata era finita; per il Santo Padre, invece, continuava e si concluse, come sempre, solo alle due del mattino, quando cioè noi avevamo già goduto di alcune ore di sonno.

[da Pascalina Lehnert, Pio XII. Il privilegio di servirlo, Milano, 1984]