L’opera di Pio XII a favore dei profughi e dei prigionieri di guerra

Pubblichiamo di seguito, per gentile concessione dell’Autore, il testo della relazione tenuta da Padre Giulio Cerchietti O.F.M., officiale della Congregazione per i Vescovi, in occasione della tavola rotonda presso il Centro Astalli di Roma, il 29 maggio scorso, sul tema La Santa Sede, i profughi e i prigionieri di guerra: l’opera di Papa PacelliCattura

… Le atrocità della Seconda Guerra Mondiale, non limitate all’aspetto militare della guerra, superarono di gran lunga e in modo addirittura incommensurabile quelle del 1914-18. Pio XII considerò la cosa come una sfida davanti alla quale non era lecito tirarsi indietro. Il problema non era se si dovesse aiutare ma come si potesse fare. E in ciò, come già detto Benedetto XV, non ebbe alcun ruolo l’appartenenza religiosa, etnica o nazionale delle vittime. Il Vaticano in questo caso nell’organizzare le misure d’assistenza, si avvalse naturalmente delle proprie esperienze acquisite nel campo della prima guerra mondiale. Pur tuttavia si trovò a dover affrontare forme e tipi del tutto nuovi di esigenze e necessità d’aiuto. Si trattò di affrontare emergenze di dimensioni enormi, di fronte alle quali non si sarebbe riusciti a nulla con i mezzi fino a quel momento sperimentati. Si cercarono vie nuove e strumenti diversi per poter ottenere i risultati perseguiti. Non mancò certo la disponibilità ad aiutare. Ma come tutti i fatti umani esiste un limite pur se angoscioso tra ciò che si vuole e ciò che si può concretamente realizzare. Nel nuovo conflitto un nuovo dramma emerge con la persecuzione delle idee politiche e l’instaurarsi di persecuzioni razziali. Va ricordato che dal punto di vista del diritto internazionale non esisteva alcun modello sul quale ci si potesse confrontare alfine di orientare un corretto intervento. Leggi tutto.