«Come l’arca di Noè»

Emilio Bonomelli | 21 ott 2016 | L’Osservatore Romano

Tra il 1943 e il 1944 la carità di Pio XII spalancò le porte di Castel Gandolfo a migliaia di profughi

SFOLLATI A CASTEL GANDOLFO - Febbraio 1944 (3).jpgLa guerra, stagnante da mesi sul fronte del Garigliano, sembrava ancora tanto lontana. Nulla riusciva a scuotere quel clima di torpida attesa. Il coprifuoco, le coscrizioni e i bandi che si succedevano in città, restavano qui pressoché ignorati.

Nella notte di Natale [del 1943] tutto il personale della villa pontificia s’era raccolto, come in una sola famiglia, con le guardie palatine, per la Messa celebrata dal venerando padre Stein, direttore della Specola, in un salone di palazzo Barberini. Ben pochi, fra i presenti, sapevano che, in quella stessa ora, un’altra Messa si stava celebrando a un breve tratto di strada, nella villa di Propaganda Fide, per un gruppo di rifugiati politici a cui s’erano aggiunte alcune famiglie di ebrei; che avevano anch’esse trovato un segreto asilo in quella grande casa, apparentemente deserta e unita ormai alla residenza pontificia, sotto la protezione degli stessi cartelli bilingui.

Il 22 gennaio 1944, sul far del giorno, si poté contemplare dall’alto del Belvedere, lo spettacolo del mare di Anzio, terso e lucente come non s’era mai visto, che formicolava di navi d’ogni grandezza. E da qui, per telefono, la notizia dello sbarco degli alleati giunse al Vaticano. […]

Ma ben presto il panico investe gli animi. Le razzie, i bandi e gli arbitri di ogni sorta spargono il terrore. Dopo aver messo in salvo gli averi, le famiglie chiedono in massa un rifugio. Mentre sul portone del palazzo apostolico si affollano gli abitanti di Castel Gandolfo, all’estremità opposta della villa, dagli ingressi della fattoria, affluiscono quelli di Albano e dei paesi vicini.
Ben fortunati i castellani anche in questo privilegio: il Papa riserva a loro la sua dimora. Essi vi possono disporre, con la comodità consentita dalle circostanze, i propri alloggi. Divisione dei sessi, interi parentadi riuniti in otto o dieci per stanza, ma con acqua corrente, illuminazione, gabinetti di decenza: tutto quello che può offrire una residenza pontificia.

Dopo parecchi secoli il palazzo papale è ridiventato la rocca del castello, entro la quale il popolo si raccoglie e si prepara a un assedio, che nessuno può ora prevedere quanto sarà lungo e periglioso.
Quelli di Albano e della campagna circostante devono invece accontentarsi degli altri edifici della villa, delle costruzioni della fattoria, e delle varie dipendenze di essa. Ad assorbire una siffatta moltitudine, in cerca affannosa di un tetto, ben si presta la immensa villa di Propaganda Fide, separata soltanto da un basso muro da quella papale, a cui ora la collega un passaggio di fortuna, facendo un corpo solo con essa. E, a

Propaganda, poterono stiparsi, come fu rivelato poi da un censimento, non meno di 3500 persone, tra cui intere comunità religiose.