Quel filo d’oro tra Pacelli e Maria

Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata da S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, in occasione della Santa Messa celebrata a Roma, lo scorso 20 maggio, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nel primo Centenario della Consacrazione Episcopale di Pio XII. La celebrazione – presso l’altare della Madonna Salus Populi Romani su cui don Eugenio Pacelli celebrò la sua prima Messa – è stata iniziativa del Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII, e ad essa ha partecipato, come sacerdote concelebrante, Mons. Natalino Zagotto.

IMG_0806Cari Amici,

ci siamo dati stamani convegno in questa Cappella, dedicata alla Vergine Santissima, Salus Populi Romani – nella quale prima e dopo ogni suo viaggio, fa tappa puntuale ed esemplare di filiale, affettuosa devozione a Maria il nostro Santo Padre Francesco – in questa Cappella, che si incastona nel primo e più grande Santuario Mariano di Roma e del mondo – siamo qui, dicevo, per compiere un atto di memoria;
memoria, intesa non già come assolvimento di un dovere estrinseco nei confronti di una data e di un fatto passati e quindi già conclusi e definiti nella loro irrevocabilità;
memoria nell’accezione pregnante che la teologia e il mistero cristiano, rischiarato e reso efficace e vitale dal Cristo Risorto, conferisce a questo termine e a questo concetto;
memoria – anamnesi, cioè attualizzazione viva, fruttuosa di quel che si ricorda e di cui, appunto, si fa memoria; possibilità, offerta ai credenti in Cristo, di stabilire una misteriosa, una vera, autentica contemporaneità, una contemporaneità cioè salvifica con ciò che si commemora e che viene rappresentato e ripresentato nel presente eterno di Dio e nella Comunione dei Santi.

S.E.R. Mons. Giuseppe Sciacca e Mons. Natalino Zagotto
S.E.R. Mons. Giuseppe Sciacca, che ha presieduto il rito, e Mons. Natalino Zagotto, sacerdote concelebrante

E, ben lo sappiamo e lo crediamo, la prima, salutare, efficace, infallibile memoria – da cui tutte le altre traggono, per così dire, forza e nella quale si innervano e da cui si dipartono – è la Anamnesi Eucaristica, la S. Messa, Memoriale della Passione, della Morte, della gloriosa Risurrezione del Signore Gesù, che si fa realmente presente sull’Altare nella verità del Suo Corpo e del Suo Sangue, realmente presenti nel pane e nel vino consacrati.
E in questa Messa, desideriamo, cari Amici, far memoria di due eventi storici, per provvidenziale congiuntura tra loro contemporanei, perfettamente sincronici, avvenuti orsono cento anni.

Il 13 maggio del 1917 il Papa Benedetto XV volle personalmente conferire la pienezza del Sacerdozio a Mons. Eugenio Pacelli, nella Cappella Sistina in Vaticano, ordinandolo Vescovo e nominandolo Nunzio Apostolico in Baviera, durante l’infuriare della I Guerra Mondiale, “l’inutile strage”, inviandolo messaggero inerme, sì, ma intelligente, di pace, e così segnando il suo destino, di intrepido operatore di pace, nella giustizia: Opus iustitiae Pax. Il 13 maggio 1917 la Vergine Santissima appariva a Fatima ai tre pastorelli, facendo di essi gli umili messaggeri della conversione, del sacrificio, dell’offerta eroica di sé, della misericordia di Dio che accoglie e perdona.

L'Avv. Emilio Artiglieri, Presidente del Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII,
L’Avv. Emilio Artiglieri, Presidente del Comitato Papa Pacelli

Già in questa Cappella, don Eugenio Pacelli aveva voluto celebrare la sua Prima Messa, ponendo se stesso e il suo ministero sacerdotale sotto la protezione materna di Maria Santissima, di cui si rivelava, e da papa lo avrebbe fatto in grado superlativo, figlio innamorato e devoto.
E di Maria – con lo stupore e il candore del fanciullo e parimenti con la pienezza di magistero che gli proveniva dall’essere Maestro e Dottore della Chiesa Universale – di Maria Santissima, Papa Pacelli proclamò, con apostolica audacia fino all’eroismo, la gloriosa Assunzione in Corpo e Anima in Cielo e la piena partecipazione alla vittoria trionfale di Cristo, suo Figlio, sul male, sul peccato e sulla morte, di Colei che, sin dal suo concepimento, era immune da macchia alcuna di peccato.

Un filo d’oro lega Eugenio Pacelli e Maria: la singolare coincidenza del 13 maggio 1917 ne costituisce come l’espressione e il suggello: le numerose encicliche mariane, l’anno 1954 dedicato alla Vergine Santissima, la proclamazione del dogma dell’Assunzione, mentre manifestano la consapevole devozione del Pontefice per la Madre Celeste, ne esprimono altresì la consapevolezza che solo Lei è la via sicura che ci conduce a Gesù, che il suo fulgido esempio di prima credente, di figlia e parimenti di Madre e modello della Chiesa, come ha insegnato il Concilio Vaticano II, fa di Lei la Mediatrice di tutte le grazie e il segno di sicura speranza per il Popolo di Dio in cammino, nella storia, verso l’Eternità beata.

IMG_0805Nel brano dianzi proclamato, Gesù ribadisce una parola che aveva già detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Facilmente possiamo applicare questa parola di Cristo alla Vergine Maria, che mai ha preteso di essere di più del Suo Figlio.
Sin dal momento del Suo Fiat, Ella ha aderito con libera e consapevole umiltà al piano di Dio, da Betlem fino al Calvario, ove ha unito l’offerta del Suo cuore straziato a quella cruenta del Suo Figlio Divino, divenendo, nel dolore, Madre della Chiesa e meritando di partecipare alla Gloria della Resurrezione.
Anche noi chiediamo questa grazia alla Madonna, di conformarci al Crocifisso Signore per godere del Suo Trionfo pasquale, come ci ha insegnato con la parola e l’esempio, il Papa Pio XII, assertore intrepido della centralità di Cristo e della dolce e forte mediazione materna di Maria.