Non l’ultimo Papa Principe, ma il primo Papa moderno

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta da Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, alla celebrazione organizzata dal Comitato Papa Pacelli in occasione dell’anniversario della morte di Papa Pio XII, lo scorso 15 ottobre, presso l’Altare alla tomba di San Pietro, nelle Grotte Vaticane. Alla concelebrazione – preceduta dal pellegrinaggio giubilare con passaggio alla Porta Santa della Basilica – prendeva parte anche il Card. Tarcisio Bertone, già Segretario di Stato Vaticano.

dscn5319E’ a tutti nota la pagina evangelica che abbiamo or ora proclamato, nella memoria liturgica di S. Teresa d’Avila, Vergine e Dottore della Chiesa, uno spirito tra i più grandi che abbiano percorso ed espresso la civiltà cristiana e, direi senz’altro, umana “tout court”.

Lì, nell’intimità domestica di Betania, ove l’umanità vera, amabilissima, adorabile del Signore Gesù trovava il desiderato, consolante ristoro, offertogli da quella singolare famigliola di amici e discepoli, costituita dalle due sorelle Marta e Maria, e dal fratello Lazzaro, per il quale Gesù benedetto avrebbe operato il più clamoroso dei suoi prodigi, richiamandolo – già morto da alcuni giorni e deposto nel sepolcro – alla vita; ebbene, in quella dolce, accogliente casetta, nel mentre che vengono da Cristo magistralmente delineati e come sintetizzati i due modelli, i due ideali, le due dimensioni della vita cristiana: l’ideale attivo – rappresentato da Marta, giustamente e doverosamente affaccendata per offrire a Gesù adeguata e attenta, concreta accoglienza – e quello contemplativo – rappresentato da Maria, che pendeva dalle labbra del Divin Maestro e non perdeva nessuna delle parole di verità e di vita pronunciate dal Signore – ebbene il Signore ribadisce, certamente, la superiorità di questa dimensione verticale: “Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà mai tolta”. Ma, in fondo – ed è questo il senso dell’episodio evangelico sul quale stiamo brevemente e semplicemente riflettendo – Marta e Maria, azione, impegno attivo, concreto da una parte, e contemplazione, raccoglimento, adorante preghiera sono come le due facce, entrambe imprescindibili e necessarie, della stessa medaglia; convergono nell’unitario ideale della vita cristiana, in cui dimensione orizzontale e dimensione verticale, pensiero e azione, mirabilmente si fondono e si richiamano a vicenda.

S. Teresa – fecondissima scrittrice di spiritualità – sì da essere annoverata tra i geni dell’umanità, e Dottore della Chiesa, S. Teresa, protagonista di singolarissime esperienze mistiche, fu anche la concreta, instancabile – anche in tarda età – fondatrice e riformatrice di Carmeli, quei monasteri nei quali il primato – la parte migliore di cui parla il Vangelo – è rappresentato dall’amore di Dio, attraverso la affettuosa, innamorata, purissima adorazione dell’Umanità di Cristo nei vari momenti, dall’infanzia alla Passione, sì da stabilire una mistica unione con lo Sposo divino. Ma Gesù – amato come uno sposo – corrisponde, e ancor più ama Teresa. Si narra quel gentile episodio accaduto nel monastero di Avila. Teresa – che aveva vissuto la prova crocifiggente dell’aridità spirituale e del silenzio di Dio – incontra nelle scale un vivace fanciullo che le chiede chi sia, ed Ella risponde: sono Teresa di Gesù, e si sente replicare dal fanciullo: e io sono Gesù di Teresa.

Cari Amici,

siamo raccolti qui accanto alla Tomba dell’Apostolo Pietro che costituisce, non solo simbolo, ma storica, concreta, motivante espressione della nostra fede, per ricordare – nel Cinquantottesimo anniversario del pio transito – un successore fedele e indomito del Principe degli Apostoli, il Ven. Pio XII.

Dirò semplicemente che anche in Eugenio Pacelli e durante la sua esistenza terrena e il suo lungo, variegato, molteplice servizio ecclesiale (giovane sacerdote accanto al Card. Gasparri impegnato nella gigantesca opera della Codificazione, in Segreteria di Stato, Nunzio Apostolico, Segretario di Stato di Pio XI, e infine da Sommo Pontefice), sempre in Lui, pensiero e azione, contemplazione e impegno concreto mirabilmente si compongono in unità di indiviso amore e di eroico servizio a Cristo e alla Sua S. Chiesa.

In Pio XII ammiriamo ancora, e da esso attingiamo, un Magistero, anticipatore e capace di illuminare ogni aspetto della vita cristiana. Quel Magistero – quello di Papa Pacelli – che dopo la S. Scrittura, costituisce la fonte più citata dai documenti del Concilio Vaticano II.

E se Pio XII fu l’autore di grandiose encicliche (Mystici Corporis sulla Chiesa, Divino Afflante Spiritu sulla S. Scrittura e gli studi biblici, Mediator Dei sulla liturgia intesa non come somma di riti e cerimonie, bensì come azione del Popolo di Dio animato dalla presenza dello Spirito), se Pio XII – con il coraggio e l’autorità del Supremo Dottore e la fede e la tenerissima devozione del fanciullo purissimo, che sempre rimase in Lui – non esitò a sollevare un lembo di Cielo per scorgervi gloriosamente assunta la Vergine Santissima in corpo e anima, ebbene fu il Papa e il sacerdote impegnato in concretissime e rischiose iniziative di sostegno ai perseguitati e agli ebrei, quali l’apertura dei conventi, degli immobili della S. Sede, della stessa Villa di Castel Gandolfo; fu il Papa che non si risparmiava a correggere le bozze dei suoi discorsi sull’Osservatore Romano; fu il Papa che volle che nell’immediato dopoguerra ogni parroco di Roma possedesse una vespa, onde facilitarne gli spostamenti e l’attività; che ogni sacerdote nel mondo che si ordinava ricevesse un taglio per la talare, che ogni suddiacono ricevesse il Breviario, che ogni chiesa priva di mezzi, che ne faceva richiesta, fosse dotata di tutti i paramenti e i vasi sacri per una degna celebrazione del culto divino.

Nella Sala Clementina, durante le udienze, testimoni oculari raccontano che raccoglieva le suppliche nel risvolto delle maniche della bianca sottana, come mi ha confidato il compianto Avv. Sebastiano Villeggiante, all’epoca studente e povero di risorse e – aggiungeva – mai mancò l’aiuto del Papa.

In una parola il grande Maestro – immerso nella contemplazione e nella difesa del depositum fidei – l’esperto diplomatico era anche il pastore che scendeva in mezzo al suo gregge, come fece nel quartiere di San Lorenzo ancora insanguinato, dopo il bombardamento, o nell’impegno apostolico per la costruzione concreta di una civiltà che, mettendo Cristo al centro, costituisse la più sicura difesa per la persona umana e per i suoi inalienabili diritti.

Questo fu Pio XII. Non l’ultimo dei Papi Principi, come qualcuno sbrigativamente ritiene, bensì il primo dei Papi moderni. Memorabile il radiomessaggio natalizio del 1944 sulla democrazia.

E qui, mentre preghiamo per Lui e per la sua glorificazione – se Iddio vorrà – qui, sulla tomba di Pietro rinnoviamo piena la nostra fedeltà a Pietro che oggi vive e parla nel Suo Successore, il S. Padre Francesco, che fa gustare alla Chiesa e al mondo la freschezza del messaggio evangelico e la consolazione della misericordia, della tenerezza, dell’infinita pietà del Creatore e Padre per le sue creature.

+ Giuseppe Sciacca
Vesc. tit. di Fondi
Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica