Una Messa per Pio XII nelle Grotte Vaticane

In occasione dell’Anniversario della nascita al Cielo del Ven. Pio XII, il Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII ha organizzato una Santa Messa in Sua memoria che è stata celebrata sabato 19 ottobre 2019 alle ore 11.00 presso l’altare alla Tomba di San Pietro, nelle Grotte sottostanti la Basilica Vaticana. Ha presieduto il Sacro Rito S. Em.za Rev.ma il Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, il quale ha pronunciato l’omelia di cui si propone qui il testo.

Come ogni anno ci ritroviamo per questa Santa Messa, nel mese di ottobre, mese in cui Papa Pacelli morì nel 1958. Quest’anno sono diverse le ricorrenze che abbiamo potuto commemorare in merito ad avvenimenti della vita di quel grande Pontefice, in particolare il centoventesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale, il novantesimo dell’elevazione alla Porpora Romana e, ovviamente, l’ottantesimo dell’elezione al Soglio di Pietro. E possiamo aggiungere la pubblicazione, avvenuta ottant’anni fa, proprio domani 20 ottobre, dell’Enciclica Summi Pontificatus, che egli aveva scritto durante l’estate a Castel Gandolfo e con cui delineava il programma del suo Pontificato.

Ricordando che quello stesso anno 1939 corrispondeva al quarantesimo della consacrazione dell’umanità al Sacro Cuore da parte di Leone XIII e della sua propria ordinazione sacerdotale, Pio XII, nella vicinanza della Solennità di Cristo Re, poneva la sua prima Enciclica sotto il segno di Cristo Re, “con cuore pieno di fiduciosa speranza” malgrado, come scriveva, il “terribile uragano della guerra” si fosse già scatenato. Riflettendo su come il mondo era arrivato ad una tale tragica situazione, rilevava che “le angustie del presente sono un’apologia del cristianesimo (…). Dal gigantesco vortice di errori e movimenti anticristiani sono maturati frutti tanto amari da costituire una condanna, la cui efficacia supera ogni confutazione teorica.” Rinviando ad un altro momento una riflessione articolata circa detti errori, ne indicava i principali:

“Innanzitutto – scriveva -, è certo che la radice profonda e ultima dei mali che deploriamo nella società moderna sta nella negazione e nel rifiuto di una norma di moralità universale, sia della vita individuale, sia della vita sociale e delle relazioni internazionali; il misconoscimento cioè, così diffuso ai nostri tempi, e l’oblio della stessa legge naturale.”

Denunciava poi, “tra i molteplici errori, che scaturiscono dalla fonte avvelenata dell’agnosticismo religioso e morale” (…) la dimenticanza di quella legge di umana solidarietà e carità, che viene dettata e imposta sia dalla comunanza di origine e dall’uguaglianza della natura razionale in tutti gli uomini, a qualsiasi popolo appartengano, sia dal sacrificio di redenzione offerto da Gesù Cristo sull’ara della croce al Padre suo celeste in favore dell’umanità peccatrice.” E come altra causa dei mali che affliggevano la società aggiungeva “ l’errore contenuto in quelle concezioni, le quali non dubitano di sciogliere l’autorità civile da qualsiasi dipendenza dall’Ente supremo, causa prima e Signore assoluto sia dell’uomo che della società, e da ogni legame di legge trascendente (…). Rinnegata, in tal modo, l’autorità di Dio e l’impero della sua legge, il potere civile, per conseguenza ineluttabile, tende ad attribuirsi quell’assoluta autonomia, che solo compete al Supremo Fattore, e a sostituirsi all’Onnipotente, elevando lo stato o la collettività a fine ultimo della vita, a criterio sommo dell’ordine morale e giuridico”. Di fronte all’imperversare di tali ideologie totalitarie, Pio XII rivendicava la libertà d’azione della Chiesa nell’annuncio del Vangelo: “La rieducazione dell’umanità, se vuole sortire qualche effetto, deve essere soprattutto spirituale e religiosa: deve, quindi, muovere da Cristo come da suo fondamento indispensabile, essere attuata dalla giustizia e coronata dalla carità.” “Compiere quest’opera di rigenerazione (…), è ufficio essenziale e materno della Chiesa. La predicazione dell’evangelo (…), nella quale vengono inculcate agli uomini la verità, la giustizia e la carità, e lo sforzo di radicarne saldamente i precetti negli animi e nelle coscienze, sono il più nobile e più fruttuoso lavoro in favore della pace.” Si compiaceva, infine, nel rilevare che a tale opera i fedeli laici partecipano sempre di più: “la collaborazione dei laici all’apostolato gerarchico, numerosa, animata da ardente zelo e generosa dedizione, appare un prezioso ausilio all’opera dei sacerdoti e mostra possibilità di sviluppo che legittimano le più belle speranze.” In tale ambito, ricordava anche l’importanza fondamentale della famiglia nella educazione dei figli e nella trasmissione dei valori del Vangelo, specie in un contesto avverso: “Quando le chiese vengono chiuse, quando si toglie dalle scuole l’immagine del Crocifisso, la famiglia resta il rifugio provvidenziale e, in un certo senso, inattaccabile della vita cristiana.”

Concludeva con un messaggio di speranza “la Chiesa e i suoi fedeli si trovano in tempi e anni di prove, quali raramente si conobbero nella sua storia di lotte e sofferenze. Ma proprio in simili tempi, chi rimane fermo nella fede e ha robusto il cuore, sa che Cristo re non è mai tanto vicino quanto nell’ora della prova, che è l’ora della fedeltà. Con cuore straziato per le sofferenze e i patimenti di tanti suoi figli, ma con il coraggio e la fermezza che provengono dalle promesse del Signore, la sposa di Cristo cammina verso le incombenti procelle. Ed essa sa: la verità, che essa annunzia, la carità, che insegna e mette in opera, saranno gli insostituibili consiglieri e cooperatori degli uomini di buona volontà nella ricostruzione di un nuovo mondo, secondo la giustizia e l’amore, dopo che l’umanità, stanca di correre per le vie dell’errore, avrà assaporato gli amari frutti dell’odio e della violenza.”

Infatti, Pio XII non si stancherà mai durante gli anni difficili della II Guerra Mondiale e la successiva cosiddetta “guerra fredda” di promuovere nella Chiesa e nella società questi valori, al fine di raggiungere la “pacifica convivenza” dei popoli – concetto nuovo che egli sviluppa nella Summi Pontificatus, il bene comune e il progresso spirituale e morale dell’umanità.

Certo leggiamo il testo dell’Enciclica Summi Pontificatus nel contesto in cui fu scritta, cioè quello dell’inizio della II Guerra Mondiale, ma il suo insegnamento rimane attuale in molti aspetti, non ho bisogno di sottolinearlo, come quanto scritto sul ripudio della legge naturale e della legge di umana solidarietà e carità o sulla la necessità di proteggere la famiglia quale santuario inattaccabile di vita cristiana e ambito primario dell’educazione dei figli.

Anche le letture di questa Santa Messa possono essere meditate prendendo spunto su alcuni brani della Summi Pontificatus. Nella Prima lettura, San Paolo insiste sulla necessità della fede, dandoci per esempio Abramo, “padre di tutti noi”, che “ebbe fede sperando contro ogni speranza” e nel Vangelo, Cristo ci ammonisce: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio”. Nella sua Enciclica, Pio XII deplorava l’allontanamento di molti dalla fede ed invita il popolo di Dio ad un rinnovamento e al ritorno al cuore di Cristo, nonché alla testimonianza e alla partecipazione all’apostolato. Al riguardo, esortava: “Questo lavoro apostolico, compiuto secondo lo spirito della chiesa, consacra il laico quasi a ‘ministro di Cristo’ in quel senso che sant’Agostino così spiega: ‘O fratelli, quando udite il Signore che dice: dove sono io, ivi sarà pure il mio ministro, non vogliate correre col pensiero soltanto ai buoni vescovi e ai buoni chierici. Anche voi, a modo vostro, dovete essere ministri di Cristo, vivendo bene, facendo elemosine, predicando il suo nome e la sua dottrina a chi potrete (…) servendo a Cristo, per essere con lui in eterno”.

Facciamo tesoro di tali parole ed ognuno di noi, laddove la divina Provvidenza l’ha posto diventi testimone operoso del Signore. Anche se i tempi sono difficili, non lasciamoci scoraggiare: come ci insegnava Pio XII: “Proprio in simili tempi, chi rimane fermo nella fede e ha robusto il cuore, sa che Cristo re non è mai tanto vicino quanto nell’ora della prova, che è l’ora della fedeltà”.