Pio XII tra i santi

Pubblichiamo di seguito il testo della relazione sul tema Linee dell’attività dottrinale e pastorale di Pio XII attraverso alcune beatificazioni e canonizzazioni presentata dall’Avv. Emilio Artiglieri, Presidente del «Comitato Papa Pacelli», al Convegno «Pio XII tra i santi», tenutosi a Roma, presso Santa Maria sopra Minerva, il 9 ottobre scorso.

Beatificazione di Raffaella Maria del Sacro Cuore • 18 maggio 1952 • ©Archivio La Famiglia Spirituale L'Opera
Beatificazione di Raffaella Maria del Sacro Cuore • 18 maggio 1952 • ©Archivio La Famiglia Spirituale L’Opera

La straordinaria attività dottrinale e pastorale di Pio XII si è avvalsa anche dello strumento delle beatificazioni e canonizzazioni, attraverso le quali Papa Pacelli propose alla Chiesa modelli di virtù e potenti intercessori, nel contesto di quella “grande famiglia alimentata dall’amore”, che è il Corpo mistico di Cristo, ossia la Chiesa.
D’altra parte i Santi, come ebbe a spiegare lo stesso Pio XII nell’Enciclica Mystici Corporis del 23 giugno 1943, sono uno strumento con cui il Capo, ossia Gesù Cristo, governa direttamente e internamente la società da Lui fondata: “Con questo governo interno Egli ‘Pastore e Vescovo delle anime nostre’ (1 Pt 2, 25), non soltanto ha cura dei singoli, ma provvede anche alla Chiesa universale, sia quando illumina i suoi governanti … sia quando (specialmente nelle circostanze più difficili) suscita dal grembo della Madre Chiesa uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di esempio agli altri cristiani e di sviluppo del suo Corpo mistico”.
Gesù Cristo è altresì “causa prima ed efficiente della santità, giacché non vi può essere nessun atto salutare che non promani da Lui come da fonte suprema” (Mystici Corporis).
Le beatificazioni e canonizzazioni mettono in evidenza il “fulgore della santità” e sono uno stimolo, affinché si diffondano multiformi esempi di bene e di virtù, soprattutto nei tempi più difficili, come furono quelli di Papa Pacelli e come sono i nostri.
Tra le beatificazioni, tralasciando quelle di coloro che poi vennero canonizzati dallo stesso Pio XII, mi piace ricordare innanzitutto quella di un laico, Contardo Ferrini, celebre professore di diritto romano (13 aprile 1947) e poi quella del Papa Innocenzo XI (7 ottobre 1956).
Iniziamo a considerare la figura di Contardo Ferrini, nato nel 1859 e morto nel 1902, definito da Pio XII “decoro delle università italiane e specchio di vita cristiana, apparso a risplendere, come fulgido esempio di scienza e di virtù, negli Atenei del sapere” (Discorso del 15 aprile 1947).
Contardo Ferrini aveva dimostrato come si potessero conciliare fides et ratio, fede e scienza, la “ferma professione di fede nella vita soprannaturale, nella Rivelazione, nella Santa Chiesa” e la “fiducia negli sforzi della scienza verso una sempre più vasta cognizione della verità”.
Non solo: in un’epoca in cui diritto e legge si volevano separati da Dio, Contardo Ferrini veniva presentato come “un Maestro, un Grande nel campo del diritto, ma al tempo stesso un uomo di Dio, un modello ammirabile per la elevazione soprannaturale del suo spirito e la santità della sua vita” (Ibidem).

Beatificazione di San Pio X • 3 giugno 1951 • ©Archivio La Famiglia Spirituale L'Opera
Beatificazione di San Pio X • 3 giugno 1951 • ©Archivio La Famiglia Spirituale L’Opera

“Per il Ferrini – ricordava Pio XII – il diritto con la sua storia e il suo svolgimento non era l’oggetto isolato di una ricerca scientifica, che trova in sé il suo appagamento, ma piuttosto l’applicazione della legge eterna, della legge morale divina alla realtà della vita umana”.
Il tema della conciliazione tra fede e ragione, tra fede e scienza, tra fede e diritto, è uno dei temi dominanti nel Magistero pacelliano: basti ricordare i numerosissimi discorsi ai medici e ai giuristi, così come agli scienziati di ogni disciplina, e più in generale a coloro che potremmo definire di intellettuali o le persone di cultura.
Il Movimento Laureati di A.C. raccolse in un solo volume, stampato nel 1954, i discorsi rivolti da Pio XII agli intellettuali.
Da un laico, vissuto in tempi relativamente vicini, ad un Papa “calunniato” del XVII secolo: la beatificazione di Benedetto Odescalchi, Papa Innocenzo XI, fu considerata da Pio XII come un atto di riparazione della giustizia storica verso un Pontefice nei confronti della cui memoria e della stessa causa di beatificazione si erano manifestate nei secoli ostilità e incomprensioni di natura politica, provenienti in particolare dalla Francia.
Nelle sue Memorie, Suor Pascalina Lehnert ricordava che “la beatificazione di Innocenzo XI fu opera sua”, ossia di Pio XII: “quanto si rallegrava che a questo grande Papa fosse toccato finalmente l’onore degli altari, che per secoli gli era stato negato” (Pio XII. Il privilegio di servirlo, Milano 1984, p. 205).
Pio XII nel radiomessaggio in onore del nuovo Beato ricordava le tre direzioni del pontificato di Innocenzo XI: portare a compimento la riforma interna intrapresa dal Concilio tridentino, rivendicare la libertà e i diritti della Chiesa, rassicurare la salvezza dell’Europa cristiana: “il suo nome – osservava Papa Pacelli – resta legato alla storia del pontificato romano per l’ardimento con cui affrontò i tre sommi impegni, per la costanza con cui li perseguì, per i risultati di immensa portata con cui li coronò”.
Per quanto riguarda la riforma interna della Chiesa, il cui programma venne espresso nella celebre “capitolazione elettorale”, Innocenzo XI combatté la piaga del nepotismo a cui diede, come si suol dire, il colpo di grazia, ma soprattutto alimentò uno spirito di profondo rinnovamento che significava rigenerazione spirituale e morale, che Pio XII additava anche alla Chiesa del suo tempo: “Sotto questo aspetto Innocenzo XI varca con lo spirito i confini del suo secolo e, quasi redivivo nel nostro, insegna agli uomini di oggi, mortificati da tanti tragici errori, che lo scampo consiste nel rigenerarsi spiritualmente e moralmente, mentre indica ai cristiani, assetati di rinnovamento, ma sgomenti per tante apostasie nel popolo, quale sia la sicura base di ogni spirituale rinascita”.
Il secondo punto del pontificato di Innocenzo XI riguardava la tutela delle libertà ecclesiastiche, ed è su questo punto, nella questione delle “regalie”, ed anche nelle cosiddette “franchigie di quartiere” (ossia le immunità diplomatiche estese a interi quartieri in Roma) che entrò in contrasto con il Re cristianissimo, Luigi XIV.
Nella lotta di Innocenzo XI contro le prepotenze di Luigi XIV si può scorgere lo stesso contrasto della forza morale del diritto contro il diritto della forza, che oppose Pio XII alla dittatura nazista e a quella comunista.
Non dimentichiamo che la beatificazione di Innocenzo XI avvenne in piena guerra fredda, in quel fatidico 1956 in cui Pio XII aveva indirizzato la Lettera Apostolica Dum maerenti animo ai Vescovi perseguitati nell’Europa dell’Est, primo fra tutti il Cardinale Giuseppe Mindszenty, in prigione da otto anni, che sarà liberato durante la rivolta di Budapest nell’ottobre di quell’anno, per trovare riparo, dopo la repressione sovietica, nell’ambasciata statunitense.
La lotta di Innocenzo XI contro lo stato assoluto era in controluce la lotta della Chiesa di Papa Pacelli, del Cardinale Mindszenty, del Cardinale Stepinac, del Cardinale Wyszynski contro la dittatura comunista che opprimeva la libertà della Chiesa impedendole l’esercizio del suo ministero e del suo apostolato.
Infine l’azione di Innocenzo XI fu volta alla difesa della cristianità che resisteva all’invasione dei Turchi.
Come l’anima della vittoria di Lepanto era stato S. Pio V, così quella della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683 fu il Beato Innocenzo XI, che con l’aiuto del Cielo aveva saputo conciliare il Re di Polonia e l’Imperatore per questa santa impresa.
tumblr_mremzjsMLC1qluawko1_500Come a ricordo della battaglia di Lepanto fu istituita la festa della Madonna del Rosario, così a perpetuo ricordo di quella di Vienna fu estesa a tutta la Chiesa la festa del Nome di Maria.
Anche sotto questo profilo era facile cogliere l’attualità della figura del Beato Innocenzo XI, laddove all’epoca di Pio XII la minaccia di invasione non era più quella dei Turchi, ma della potenza sovietica, così come non è difficile coglierne l’attualità per i nostri tempi.
Passando alle canonizzazioni di Pio XII, mi piace subito collegarmi alla figura di un altro grande Papa, beatificato e canonizzato dallo stesso Papa Pacelli, ossia Pio X, beatificato nel 1951 e canonizzato nel 1954.
Ancora Suor Pascalina ricordava quanto stesse a cuore a Pio XII la causa di Pio X, “cui era legato – così riferiva la religiosa – da tanti cari ricordi e il cui esempio brillava ancora vivido davanti ai suoi occhi” (Il privilegio di servirlo, cit, p. 205).
Occorrerebbe senz’altro troppo tempo per illustrare il significato della beatificazione e canonizzazione di Pio X nel pontificato pacelliano; Don Bux ne tratterà sotto un aspetto specifico, quello del Magistero eucaristico.
La prima grande impresa che Pio XII volle celebrare di San Pio X fu la preparazione del Codice di diritto canonico (promulgato poi nel 1917 da Benedetto XV) per dare alla Chiesa “più regolare respiro, maggiore sicurezza e snellezza di movimento, come era richiesto da un mondo esterno improntato a crescente dinamismo e complessità” (Discorso del 29 maggio 1954).
Qui si sente il profondo, romano e cristiano, senso del diritto avvertito da Papa Pacelli, il quale osservava: “Dov’è Dio, là è ordine, giustizia e diritto, e viceversa, ogni ordine giusto tutelato dal diritto manifesta la presenza di Dio. Ma quale istituzione sulla terra doveva più eminentemente palesare questa feconda relazione fra Dio e il diritto, se non la Chiesa, Corpo mistico di Cristo stesso?” (Ibidem).
Nel contesto di un mondo che sembrava avviarsi verso un altro, ancora più terribile conflitto mondiale, il richiamo allo spirito di giustizia e di diritto, secondo la testimonianza e il modello di San Pio X, voleva essere “il modo di bandire per sempre il timore di spaventosi cataclismi e di assicurare ai popoli una lunga era felice di tranquillità e di pace”.
La seconda provvidenziale impresa di Pio X fu la sua lotta “da gigante” in difesa di un “inestimabile tesoro”, ossia l’intimo fondamento dell’unità interiore della Chiesa: la fede.
Ancora una volta Pio XII richiama l’armonia tra fede e scienza che il modernismo attaccava, separandole, anzi opponendole.
Al modernismo, San Pio X contrappose la verità cattolica, biblica della fede, accettata come rationabile obsequium (Rom. 12, 1): “coordinando fede e scienza … restituì all’uomo cristiano l’unità e la pace dello spirito che sono imprescrittibili premesse di vita” (Ibidem).
La cura per l’integrità della dottrina cattolica, per la corretta relazione tra fede e ragione, era stata espressa lucidamente da Pio XII nell’enciclica Humani generis del 12 agosto 1950. Si può dire che Pio XII avesse raccolto l’eredità di San Pio X nella “buona battaglia” a tutela della fede.
Un altro aspetto saliente del profilo di Pio X, “Pontefice della Eucaristia e del catechismo, della fede integra e della fermezza impavida”, aspetto ugualmente messo in luce da Pio XII, fu quello della santità tipicamente sacerdotale, legata all’Eucarestia, santità di cui lo stesso Pio X fu splendido esempio: “servire come sacerdote il mistero della Eucaristia e adempiere il comando del Signore ‘Fate questo per mio ricordo’ (Luc. 22,19), fu la sua via” (Discorso per la canonizzazione, n. 3).
Pio XII invitava tutti i sacerdoti a seguire l’esempio di San Pio X di dedizione al Mistero Eucaristico: “multiforme è l’azione che un sacerdote può svolgere per la salvezza del mondo moderno; ma una è senza dubbio la più degna, la più efficace, la più duratura negli effetti: farsi dispensatore della Eucaristia, dopo essersene egli stesso abbondantemente nutrito. L’opera sua non sarebbe più sacerdotale, se egli, sia pure per lo zelo delle anime, mettesse in secondo luogo la vocazione eucaristica”.
Schermata 2015-02-23 alle 13.20.02Consentitemi ancora un approfondimento sul tema della santità sacerdotale, tema che fu particolarmente a cuore sia a San Pio X sia al Ven. Pio XII.
Il primo, in occasione del 50° anniversario del suo sacerdozio, pubblicò una lettera, indirizzata al clero cattolico, ove dimostra la necessità della santità per il sacerdote (4 agosto 1908).
Nello stesso Codice di diritto canonico, opera, come si è detto, prevalentemente del Santo Pontefice, al can. 124 si stabilisce che “gli ecclesiastici devono condurre una vita interiore ed esteriore più santa dei laici e dar loro buon esempio con le virtù e con le buone opere”.
Anche Pio XII dedicò una Esortazione al clero cattolico sulla santità della vita sacerdotale, l’Esortazione Menti nostrae del 1950.
E proprio il tema della santità sacerdotale si ritrova in diverse canonizzazioni e beatificazioni di Vescovi e sacerdoti, sia secolari che religiosi; ricordiamo le seguenti canonizzazioni: Bernardino Realino, Giovanni De Brito, Giuseppe Cafasso (22 giugno 1947), Michele Garicoïts (6 luglio 1947), Luigi Maria Grignion de Montfort (20 luglio 1947), Antonio Maria Claret (7 maggio 1950), Vincenzo Maria Strambi (11 giugno 1950), Antonio Maria Gianelli, Francesco Saverio Maria Bianchi (21 ottobre 1951), Gaspare Del Bufalo, Giuseppe Maria Pignatelli, Pietro Luigi Maria Chanel (12 giugno 1954), il primo martire in Oceania.
Da questo elenco mi piace mettere in particolare luce la figura di San Giuseppe Cafasso, la cui canonizzazione consentì a Pio XII, nel suo discorso del 24 giugno 1947, di ricordare ai sacerdoti che “in tutti i tempi il sacerdote…è stato fatto segno alle ingiurie ed alle persecuzioni…ma oggi egli è tanto più esposto al fuoco incrociato di amare critiche, non solo da parte di avversari…ma, talvolta, … anche dalle proprie file… Poiché le presenti condizioni di cose – sottolineava Papa Pacelli – lasciano purtroppo pressoché disarmate ed indifese le vittime di tali diffamazioni, è tanto più necessario che voi, diletti sacerdoti, evitiate di dare alla critica non solo alcun motivo, ma anche il minimo pretesto. Al quale scopo, il mezzo più elevato e più santo è di modellare la vostra condotta su quella di Giuseppe Cafasso con l’assoluta abnegazione di voi stessi, liberi da tutte le inclinazioni e da tutti gli interessi terreni, con una vita intemerata, unita a quel fine tatto e a quella delicata comprensione delle anime, che fu in così alto grado la sua caratteristica”.
Alla intercessione di San Giuseppe Cafasso Pio XII affidò una intenzione che gli era particolarmente cara, ossia la stretta unione fra il sacerdote e il popolo, unione che riflette “l’intimo sentimento della comune appartenenza al medesimo Corpo Mistico”. Avendo ravvisato in Giuseppe Cafasso un santo sacerdote, “i fedeli tutti – ricordava Pio XII – giovani e vecchi, poveri e ricchi, di umile e di alta condizione, gli aprivano l’anima e la coscienza con il più schietto abbandono. Si degni il nuovo Santo – concludeva il Pontefice – di impetrare da Dio…un popolo pieno di confidenza verso il sacerdote e i sacerdoti interamente meritevoli di questa fiducia!”.
Non minore era la cura di Pio XII per la vita religiosa femminile, a cui dedicò testi stupendi come l’Enciclica Sacra Virginitas del 25 marzo 1954 sullo splendore della verginità consacrata.
Per quanto riguarda le religiose canonizzate, tra cui diverse fondatrici, ricordiamo Maria Eufrasia Pellettier, Margherita di Ungheria, Francesca Saveria Cabrini, Giovanna Elisabetta Bichier des Ages, Caterina Labouré, Giovanna de Lestonnac, Maria Giuseppa Rossello, Maria Guglielma Emilia de Rodat, Bartolomea Capitanio, Vincenza Gerosa, Giovanna de Valois, Emilia de Vialar, Maria Domenica Mazzarello, Maria Crocifissa di Rosa.
Con la canonizzazione di S. Maria Eufrasia, veniva mostrato al mondo – così annotava Suor Pascalina Lehnert – “che se la donna non si oppone all’opera della grazia e dell’amore di Dio è anch’essa in grado di compiere grandi cose per la Chiesa e per la società”.

Accenniamo ancora a Santa Caterina Labouré, a tutti nota per la missione che ebbe di diffondere quella che è stata chiamata la “Medaglia miracolosa”: per usare le parole del Venerabile Pontefice “sommergere il mondo intero sotto un diluvio di piccole medaglie, apportatrici di tutte le misericordie spirituali e corporali dell’Immacolata” (Discorso per la canonizzazione del 28 luglio 1947).
Di questa religiosa, pur chiamata a questa grande missione, Pio XII sottolinea il nascondimento che sempre avvolse i favori celesti di cui pure godeva: “quale lezione – commentava il Papa – per l’orgoglio del mondo, alla sua ostentazione! L’amor proprio ha un bel dissimularsi, darsi delle apparenze di zelo … nell’oscurità in cui ha vissuto per 46 anni, continuando la sua missione, Caterina Labouré ha meravigliosamente e fruttuosamente dato una smentita al mondo ed al suo amor proprio” (Ibidem).
Finché visse, rimase sconosciuta: quale esempio mentre tanti “religiosi” oggi cercano le luci della ribalta!
Laici, Papi, Vescovi, sacerdoti, religiose, furono i soggetti delle canonizzazioni di Pio XII, attraverso le quali egli rivolse una grande lezione a tutta la Chiesa, ossia che, come dimostravano i modelli proposti, nelle diverse condizioni di vita, nonostante le difficoltà e talvolta le persecuzioni, è possibile vivere il Vangelo, seguire integralmente gli insegnamenti di Gesù e della Chiesa.
Una lezione particolare però proveniva dalle canonizzazioni dei giovani, come Gemma Galgani, Maria Goretti, Domenico Savio.
La vita riservata e quasi sconosciuta di Gemma Galgani, “testimone del soprannaturale” come ebbe a definirla il grande Padre Cornelio Fabro, vita di sofferenza riparatrice valeva di fronte a Dio quanto la vita di Santi resi celebri per le loro grandi opere.
Di Domenico Savio Pio XII sottolineò “la gioia di servire Dio e di farlo amare dagli altri”, gioia che può divenire “un potente mezzo di apostolato” e che effettivamente per lui lo fu, allorquando incitava i suoi coetanei “alla pietà, alla buona condotta, alla frequenza dei sacramenti, alla recita del Santo Rosario, alla fuga del male e delle tentazioni” (Discorso per la canonizzazione del 12 giugno 1954).
La canonizzazione di Maria Goretti il 24 giugno 1950 in pieno Anno Santo (era stata beatificata da Pio XII nel 1947) fu un autentico trionfo: lo stesso Pio XII parlò di una “solennità senza pari e in forma sin qui unica negli annali della Chiesa”.
Santa Maria Goretti era la risposta alla corruzione che avanzava, all’edonismo, al materialismo, al malcostume che già allora andavano diffondendosi.
Per i giovani la piccola eroina della verginità era un esempio a resistere fermamente, con l’aiuto della grazia divina, a qualsiasi attentato alla purezza; per i genitori il richiamo all’impegno di vigilare sui figli e sulle figlie al fine di preservarli e difenderli dai tanti pericoli che li circondano, per tutti la sublime prospettiva di un cielo “immenso di bellezza” che si stende “sopra le malsane paludi e il fango del mondo”: “è il cielo – disse Pio XII – che affascinò la piccola Maria; il cielo a cui ella volle ascendere per l’unica via che ad esso conduce: la religione, l’amore di Cristo, la eroica osservanza dei suoi comandamenti” (Discorso per la canonizzazione del 24 giugno 1950).
Schermata 2015-02-08 alle 17.13.06Come in tutta la sua restante attività pastorale e magisteriale, così nelle beatificazioni e canonizzazioni brillano lo zelo straordinario e il faticoso impegno personale di Pio XII, il quale studiava a fondo la vita dei candidati agli onori degli altari e preparava il grande discorso da tenersi dopo la cerimonia.
Suor Pascalina riferisce ancora come proprio lo studio personale ed accurato della vita dei Servi di Dio portasse talvolta Papa Pacelli a decisioni contrarie alla richiesta beatificazione.
Ascoltiamola: “la causa di un noto fondatore era già pronta e attendeva soltanto la decisione del Papa. Durante la revisione degli atti, Pio XII trovò che quel Servo di Dio aveva spesso usato parole non belle. Da diverse parti si assicurava che in quei paesi esse erano di uso comune e non avevano, quindi, nulla di sconveniente. Ma Pio XII restò sordo a tutte le preghiere e a tutte le rimostranze. ‘Non posso farlo’ si limitava a dire. Sebbene tutto fosse pronto, il processo non riuscì ad ottenere il Placet Eugenio” (Il privilegio di servirlo, cit., p. 204)
E non fu l’unica volta.
La grande varietà dei Beati e dei Santi proclamati da Pio XII ci dice ancora una volta l’ampiezza e la profondità della sua visione teologica ed ecclesiologica, che dall’immenso patrimonio di santità della Chiesa sapeva trarre risposte vere e concrete alle questioni (rapporto fede e scienza, fede e diritto, autorità ecclesiastica e autorità civile, libertà religiosa, integrità dottrinale, santità sacerdotale, autenticità della vita religiosa, servizio della donna nella Chiesa, difesa della gioventù, purezza dei costumi …), che più toccavano la vita della Chiesa e dell’umanità del suo tempo, ma anche di ogni tempo, indicando la via di ogni autentica riforma nella Chiesa, riforma di santità.