Pio XII e la Madonna Nera

Un particolare dell'icona della Vergine Nera di Częstochowa; i segni sul volto sono quelli dei colpi d'ascia degli Ussiti, nel 1430.
Un particolare dell’icona della Vergine Nera di Częstochowa; i segni sul volto sono quelli dei colpi d’ascia degli Ussiti, nel 1430.

La Madonna è «una Madre che si prende a cuore i problemi e interviene, che sa cogliere i momenti difficili e provvedervi con discrezione, efficacia e determinazione». Lo ha ricordato il Papa, nel suo viaggio in Polonia per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, nell’omelia al Santuario di Częstochowa. E proprio quella Vergine, venerata da secoli nel cuore della Polonia, con il suo sguardo dolcissimo dà concretezza a questa cura materna.

L’icona della Madonna Nera è legata con un filo speciale ai Papi del Novecento; non solo a Giovanni Paolo II – almeno a partire da Papa Pio XI. Fu lui, infatti, – che in Polonia era stato Nunzio Apostolico – a volere una riproduzione di quella venerata immagine nella cappella della residenza papale di Castel Gandolfo, nei lavori di ristrutturazione che si conclusero nel 1938. Da allora, la Madonna bruna Regina della Polonia ha raccolto la preghiera del Vicario di Cristo, soprattutto nei momenti di distensione dal lavoro romano – tra le pareti della cappella che raffigurano, con le belle pitture di Rosen di Leopoli, la resistenza di Czestochowa nel 1655 contro gli svedesi e la vittoria contro i bolscevichi nel 1920.

E, dei Papi della seconda metà del Novecento, chi ha “goduto” di più di Castel Gandolfo è stato senz’altro Eugenio Pacelli. Pio XII amava molto quella residenza, e vi “fuggiva” appena poteva, soprattutto nei mesi da aprile ad ottobre, quando a Roma il sole è (o almeno era fino a qualche

Pio XII in preghiera nella Cappella di Castel Gandolfo; sull'altare, una riproduzione della Madonna di Częstochowa; sulle pareti, dipinti della resistenza polacca.
Pio XII in preghiera nella Cappella di Castel Gandolfo; sull’altare, una riproduzione della Madonna di Częstochowa; sulle pareti, dipinti della resistenza polacca, commissionati da Papa Pio XI.

tempo fa) splendidamente forte. Amava così tanto quella villa sul Lago di Albano che quando decise di rinunciarvi, per tutti gli anni della guerra, per non sentirsi diverso dai tanti figli che le vacanze non potevano permettersele, non si trattò sul serio di una rinuncia da poco.

Nella cappella di quella villa, dunque, Pio XII trascorse tanta parte della sua preghiera; tanto che sono davvero poche le foto del Papa in preghiera privata nella cappella del Palazzo Apostolico, ma ve ne sono invece molte di lui inginocchiato davanti alla Madonna Nera nella villa estiva. E proprio l’ultima foto “ufficiale” del Papa, poche settimane prima di morire, lo ritrae su quell’inginocchiatoio, con gli occhi fissi al volto della Madonna di Częstochowa, a Castel Gandolfo, dove morì, nell’ottobre del 1958.

L'ultima foto ufficiale di Pio XII, pochi mesi prima di morire, nella Cappella di Castel Gandolfo.
L’ultima foto ufficiale di Pio XII, pochi mesi prima di morire, nella Cappella di Castel Gandolfo.

Non vi sono tracce della vita interiore, della preghiera intima, di Pio XII; non ci sono diari, lettere, appunti personali; anche se molto trabocca nelle sue udienze e nelle preghiere composte per occasioni pubbliche. Forse è un peccato, ma forse è più giusto così: non sempre è rispettoso “mettere i piedi” nel rapporto – senz’altro speciale – che c’è tra Cristo e il Suo Vicario. Ma si può immaginare facilmente l’amore di figlio con cui il Papa doveva perdersi nello sguardo di quella Vergine Bruna, bellezza sfigurata una volta dai colpi d’ascia dell’invasore e sempre dai colpi dei peccati dell’umanità.

Per questo amore filiale il Papa non esitò quando, nel 1957, il Cardenal Stefan Wyszynskigli gli chiese di benedire l’immagine pellegrina della Madonna – copia dell’originale, opera del pittore Leonard Torwirt. Con la benedizione di Pacelli, quell’icona visitò diverse terre della Polonia, portando a tutti il sorriso di Maria. La cosa non piacque molto alle autorità comuniste, che il 20 giugno 1966 ne disposero il sequestro, ma la storia poi – è noto – ha preso una piega diversa.