Pacelli e la Germania: un convegno a Roma.

Il Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII si è fatto organizzatore del convegno «Eugenio Pacelli e la Germania: nuovi contributi storici», che si è tenuto mercoledì 12 dicembre, dalle ore 17.30, presso il Museo dei Papi, a Roma, in Borgo Vittorio n. 88.

L’evento è stata l’occasione per presentare alcuni recenti risultati delle ricerche storiche sul rapporto tra Eugenio Pacelli e la Germania. Sotto la presidenza del Card. Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, è intervenuto il Direttore dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato, Prof. Johan Ickx, autore del libro Diplomazia segreta in Vaticano (1914/1915). Eugenio Pacelli e la resistenza alleata a Roma (ed. Cantagalli), cui ha seguito la relazione del diacono Domenico Oversteyns F.S.O. sul tema della profezia del Nunzio Pacelli su Hitler.  A questo link è possibile accedere ai dati presentati da Oversteyns, insieme ai risultati delle ricerche storiche presentate in precedenti occasioni simili.

Nell’occasione ha offerto la sua testimonianza sulla figura e l’opera di Papa Pacelli, Fra’ Massimo Sansolini, Sediario Pontificio, Decano generale dell’Arciconofraternita Vaticana di Sant’Anna dei Parafrenieri.

Siamo a fine agosto 1914. L’esercito tedesco che ha violato la neutralità del Belgio, riduce Lovanio quasi completamente in cenere: più di 1000 palazzi sono distrutti; più di 200 civili uccisi. La prestigiosa biblioteca dell’Università Cattolica è completamente distrutta dalle fiamme. Benedetto XV non reagisce pubblicamente e il suo silenzio, in quei primi mesi del primo conflitto mondiale, preoccupa e irrita cattolici e non. Dal Natale 1914 è attivo a Roma un club segreto composto da rappresentanti di cinque nazioni, che sotto la guida di mons. Simon Deploige, professore a Lovanio, tenta di cambiare l’orientamento della diplomazia pontificia in favore degli alleati e così rompere il monopolio della propaganda militare tedesca. L’azione clandestina è rimasta segreta fino ad oggi. Due manoscritti – un rapporto segreto scritto da mons. Paulin Ladeuze, rettore dell’Università lovaniense e le note manoscritte di mons. Eugenio Pacelli – muovono la scena. Supportato da materiale archivistico inedito, l’Autore apre con acribia uno spiraglio sul complesso mondo della diplomazia vaticana del tempo. Il finale della storia è sorprendente e provocatorio per le interpretazioni del pontificato di Benedetto XV e getta una luce singolare e nuova sul giovane Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII; che già allora non si poteva certo accusare di “filogermanismo”, come poi accadde nella polemica tendenziosa e ingiusta seguita al “Vicario” di Hochuth negli anni ’60.

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