La Luce splende fra le tenebre

Negli anni della seconda guerra mondiale, Papa Pio XII prese l’abitudine – mantenuta poi negli anni successivi – di rivolgere, tramite la radio, un discorso rivolto a tutti i suoi figli sparsi nel mondo. Si tratta di messaggi che, sin da subito – dal 1941 -, discutono e propongono principi per una convivenza pacifica ed ordinata, da porre alla base dell’opera morale e materiale di ricostruzione postbellica. Ma si tratta di messaggi densi anche della tensione del Papa verso le popolazioni sofferenti, di qualsiasi nazionalità. Riproponiamo di seguito alcuni stralci di quei messaggi (dal 1941 al 1945) che ancora, nelle diverse ma egualmente gravi difficoltà dell’ora presente, incoraggiano a guardare al domani con la cristiana certezza che la Luce che è venuta nel mondo resiste nonostante ogni tenebra.

+++PAPA: RADIO DA' VOCE A S.SEDE E DIALOGA CON IL MONDO+++Natale 1941
La stella, indicatrice della culla del neonato Redentore, da venti secoli ancora splende meravigliosa nel cielo della Cristianità. Si agitino pure le genti, e le nazioni congiurino contro Dio e contro il suo Messia (cfr. Sal 2,1-2): attraverso le bufere del mondo umano la stella non conobbe, non conosce né conoscerà tramonti; il passato, il presente e l’avvenire sono suoi. Essa ammonisce a mai non disperare: splende sopra i popoli, quand’anche sulla terra, come su oceano mugghiante per tempesta, si addensino i cupi turbini, generatori di stragi e di miserie. La sua luce è luce di conforto, di speranza, di fede incrollabile, di vita e certezza nel trionfo finale del Redentore, che traboccherà, quale torrente di salvezza, nella pace interiore e nella gloria per tutti quelli che, elevati all’ordine soprannaturale della grazia, avranno ricevuto il potere di farsi figli di Dio, perché nati da Dio.

Natale 1942
Con sempre nuova freschezza di letizia e di pietà, diletti figli dell’universo intero, ogni anno al ricorrere del Santo Natale, risuona dal presepe di Betlemme all’orecchio dei cristiani, ripercuotendosi dolcemente nei loro cuori, il messaggio di Gesù, Luce in mezzo alle tenebre; un messaggio che illumina con lo splendore di celestiali verità un mondo oscurato da tragici errori, infonde una gioia esuberante e fiduciosa ad un’umanità, angosciata da profonda e amara tristezza, proclama la libertà ai figli d’Adamo, costretti nelle catene del peccato e della colpa, promette misericordia, amore, pace alle schiere infinite dei sofferenti e tribolati, che vedono scomparsa la loro felicità e spezzate le loro energie nella bufera di lotta e di odio dei nostri giorni burrascosi.E i sacri bronzi, annunziatori di tale messaggio in tutti i continenti, non pur ricordano il dono divino, fatto all’umanità, negli inizi dell’età cristiana; ma annunziano e proclamano anche una consolante realtà presente, realtà come eternamente giovane, così sempre viva e vivificante; realtà della «luce vera, la quale illumina ogni uomo, che viene in questo mondo» e non conosce tramonto.

Natale 1943
Ma in mezzo a questa notte tenebrosa risplende al fedele la luce dell’astro di Betlemme, che gli addita e illumina il cammino verso Colui, dalla cui pienezza di grazia e di verità noi tutti abbiamo ricevuto (Gv 1, 16); il cammino verso il Redentore, fattosi in questo mondo con la sua venuta essenzialmente Principe di pace, e pace nostra : «Ipse enim est pax nostra» (Ef 2, 14). Cristo solo può allontanare i funesti spiriti dell’errore e del peccato, che hanno aggiogato l’umanità ad una tirannica e avvilente schiavitù, asservendola ad un pensiero e ad un volere, dominati e mossi dall’insaziabile bramosia di beni senza limiti. Cristo solo, che ci ha tolti al triste servaggio della colpa, può insegnare a spianare la via verso una libertà nobile e disciplinata, appoggiata e sostenuta su di una vera rettitudine e consapevolezza morale. Cristo solo, « sulle cui spalle riposa il dominio » (cfr. Is 9, 6), con la sua soccorritrice onnipotenza può sollevare e trarre il genere umano dalle angustie senza nome, che lo tormentano nel corso di questa vita, e avviarlo alla felicità.

Natale 1944
Benignitas et humanitas apparuit Salvatoris nostri Dei (Tit. 3, 4). Già per la sesta volta, dopo l’inizio della orribile guerra, la santa liturgia natalizia saluta con queste parole, spiranti pace serena, la venuta fra noi del Dio Salvatore. L’umile e squallida culla di Betlemme fa convergere verso di sé con indicibile attrattiva il pensiero di tutti i credenti. Nel fondo dei cuori ottenebrati, afflitti, abbattuti, scende, e tutti li invade, un gran torrente di luce e di gioia. Le fronti abbassate si rialzano serene, perché il Natale è la festa della dignità umana, la festa dell’«ammirabile scambio, per il quale il Creatore del genere umano, prendendo un corpo vivente, si è degnato di nascere dalla Vergine, e con la sua venuta ci ha largito la sua divinità» (Ant. I in I Vesp. in Circumc. Dom). Ma il nostro sguardo si porta spontaneamente dal luminoso Bambino del presepio sul mondo che ci circonda, e il doloroso sospiro dell’Evangelista Giovanni sale sulle nostre labbra: «Lux in tenebris lucet et tenebrae eam non comprehenderunt» (Gv I, 5): La luce splende fra le tenebre e le tenebre non l’hanno accolta.

Natale 1945
Negli ultimi anni, noi tutti, Venerabili Fratelli e diletti figli, dovemmo assaporare, in questa vigilia della Natività del Signore, l’amaro contrasto fra i sentimenti di santa allegrezza, d’intima e fraterna unione nel servizio del Signore, che la cara ricorrenza natalizia infonde negli animi, e i tristi rancori e le brame di vendetta, imperanti nel mondo; tra i soavi accenti del Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus, e le voci discordanti di odio nei fragori di una guerra fratricida; tra la dolce chiarezza di Betlemme e il sinistro bagliore degli incendi; tra il soave splendore irraggiante dal volto del celeste Infante, e il marchio di Caino, che rimarrà ancora a lungo impresso sulla fronte del nostro secolo.

I testi completi dei radiomessaggi natalizi di Papa Pio XII sono consultabili al sito del Vaticano.