Il Papa che fermò le “marocchinate”

Pubblichiamo di seguito un articolo di Americo Mascarucci sul Quotidiano online Intelligo, con il titolo originale Sulla beatificazione di Pio XII, il Papa che fermò le “marocchinate”, che dà conto di alcune recenti indagini dello storico Pier Luigi Guiducci. Sullo stesso tema – e in generale sul ruolo di Pio XII a difesa della città di Roma – si è tenuto un incontro di studio lo scorso 4 giugno 2014, a Roma, presso la sede della Curia Generalizia della Compagnia di Gesù; sul nostro sito è possibile, a questa pagina, leggere gli atti di quella giornata.

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Pio XII intervenne per fermare le “marocchinate” a Roma e nel resto d’Italia durante la seconda guerra mondiale. Lo storico Pier Luigi Guiducci, da sempre impegnato a sfatare il “mito nero” di un Pacelli amico dei nazisti ed antisemita costruito soprattutto in ambito comunista, fornisce nuovi documenti inediti sull’attività del Pontefice che guidò la Chiesa dal 1939 al 1958.

Stavolta però non si fa riferimento all’azione caritatevole di Pio XII in favore degli ebrei, ma ai suoi interventi rivolti a porre fine alle atrocità compiute dai marocchini, inquadrati nell’esercito francese che combatté al fianco degli anglo americani. Con il termine “marocchinate” si intendono gli stupri di massa compiuti dagli arabi a danno di donne, bambini, adolescenti di entrambi i sessi, suore, alle depredazioni di chiese e conventi, all’uccisione o alla mutilazione di sacerdoti, mariti, padri di famiglia, che tentarono di opporsi alle violenze e di difendere invano mogli, madri, figlie, sorelle.

Spesso anche gli uomini subivano violenze sessuali se giovani e piacenti. La zona in cui la furia dei marocchini si evidenziò con maggiore crudezza fu la Ciociaria dove, all’indomani del passaggio a Cassino, i comandanti francesi concessero campo libero ai soldati arabi per ripagarli dei successi conseguiti. Pio XII dopo aver appreso degli orrori compiuti dai marocchini a pochi chilometri da Roma, si attivò con proteste formali nei confronti degli alleati adoperandosi affinché la Capitale, ormai prossima all’essere liberata, fosse risparmiata da questa onta, che rischiava di rivelarsi addirittura peggiore dell’orribile sacco compiuto dai lanzichenecchi nel 1527.

Sarà il cardinale Eugenio Tisserant nativo di Nancy a vestire i panni dell’ambasciatore personale del Papa presso l’esercito francese con l’obiettivo di scongiurare l’arrivo a Roma delle truppe arabe. E’ stata ritrovata la ricca corrispondenza fra Tisserant e il comandante francese; il porporato a nome di Pacelli denuncia le atrocità compiute dai marocchini in Ciociaria e ricorda che Roma è stata proclamata “città aperta”. Insiste quindi affinché l’esercito marocchino non transiti nella Capitale e non siano più consentiti episodi simili, né a Roma, né nel resto d’Italia. Dopo numerose insistenze, il Vaticano ottiene la rassicurazione che i marocchini non saranno fatti passare a Roma e che l’esercito francese controllerà che non siano compiuti altri crimini come quelli avvenuti in Ciociaria.

Ed in effetti i francesi cercheranno da quel momento in poi di porre un freno alle “marocchinate”, passando per le armi i soldati che disattendendo gli ordini e sfuggendo al controllo dell’esercito francese, si macchieranno di gravi nefandezze (altre violenze saranno perpetrate nella zona intorno a Siena). Gli anziani ricordano ancora le truppe marocchine transitare per i centri del Lazio sotto lo sguardo vigile e attento dei soldati francesi armati di frusta pronti ad usarla di fronte al minimo cenno di indisciplinatezza. Al loro passaggio le città si svuotavano, le famiglie si chiudevano nelle case, proprio perché avevano saputo ciò che era accaduto a sud di Roma.

Se Roma dunque, oltre ad essere salvata dalla battaglia, lo fu anche dall’invasione dei marocchini, fu grazie all’intervento diretto di Pio XII che subito dopo la liberazione di Roma e lo scongiurato pericolo, solleciterà anche il presidente francese Charles De Gaulle a perseguire i crimini compiuti dai marocchini in terra ciociara dove per anni le ferite delle violenze continueranno a sconvolgere la mente dei sopravvissuti.

Un’altra testimonianza dunque di quanto Pio XII non sia stato affatto uno spettatore assente e distaccato delle vicende belliche ma abbia operato attivamente e concretamente per salvare Roma dalla distruzione, dal saccheggio, dalla barbarie più cruenta. Gli anglo-americani poterono entrare nella Capitale senza spargimenti di sangue dopo che, sempre la mediazione di Pacelli, aveva convinto i tedeschi a ritirarsi e a rinunciare ad ogni forma di resistenza (in questo caso giocò un ruolo decisivo il vescovo Hudal rettore del seminario germanico che pur essendo stato un sostenitore del nazismo non mancò di esercitare la sua influenza sulle truppe tedesche per sospendere le deportazioni degli ebrei romani).

Papa Francesco metta fine ai dubbi e alle falsità storiche e sblocchi finalmente la beatificazione di Pio XII. Sarebbe assurdo ed antistorico continuare ad avvallare le calunnie di chi ha costruito l’immagine del Papa amico di Hitler al puro scopo di punire la sua lotta contro il comunismo.

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  1. Ferruccio ha detto:

    Ancora una volta onore al grande Papa Pio XII. Spero vivamente che venga proclamato Santo, e spero di vedere questo prima che io muoia in grazia di Dio

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