Gli «Esercizi»: fonte di mirabile e santo ardore

Schermata 07-2456870 alle 16.27.51Il 31 luglio 1955, in occasione dell’apertura delle celebrazioni per il quarto centenario della morte di Sant’Ignazio, il Papa inviò una lettera al Prefetto Generale della Compagnia di Gesù, Padre Giovanni Battista Janssens, in cui soprattutto si sofferma sull’importanza dell’opera più nota del Santo Fondatore, Gli esercizi spirituali. Pubblichiamo di seguito alcuni stralci della lettera, tradotti dall’originale in latino.

    Sant’Ignazio non lasciò nulla in eredità ai suoi figli più prezioso e utile di quell’aureo libro (Gli esercizi spirituali) cui i Sommi Pontefici da Paolo III e molti Santi della Chiesa in ogni tempo attribuirono grandissime lodi.
Se è vero ciò che scrisse P. La Palma, che il libro degli Esercizi è stato il primogenito di Ignazio, giustamente si può dire che il Santo autore fu egli stesso il primogenito di questi Esercizi. Sono essi, infatti, che corroborarono di nuova vita il suo animo, diressero i primi passi suoi nella via della perfezione, accrebbero le sue forze onde scegliere per sua guida il Re divino, stremato dalla fatica, oltraggiato, sottoposto ai tormenti e alla morte per compiere la volontà del Padre. Ignazio lo seguì al sommo apice dell’amore così dabramare, infiammato dal fuoco della divina carità, di prostrarsi ai piedi del Divin Salvatore assieme a tutto il mondo.
Una volta Ignazio, conscio della loro forza, attestò che essi contenevano grandi cose, «tutto ciò che di meglio posso pensare, sentire e capire in questa vita, onde l’uomo presente ne possa trarre vantaggio e porti frutto per sè e per gli altri».
Per cui nessuno si stupirà se il Santo vostro Fondatore volle che in questi Esercizi venisse provato ciascuno di quelli che desiderano «militare per Dio, sotto il vessillo della Croce e servire unicamente al Signore e alla Chiesa Sua Sposa sotto la guida del Romano Pontefice, Vicario in terra di Gesù Cristo».
Infatti, egli volle che, dalla medesima fonte dalla quale egli stesso aveva tratto nuova vita, anche i suoi figli succhiassero quello spirito che diede principio alla Compagnia: un mirabile e santo ardore dell’anima spronata dalla Grazia di Dio che opera negli Esercizi. La grazia rende gli animi non solo desiderosi, ma pronti e alacri a zelare la gloria di Dio e a sopportare per questa causa strenue fatiche, per cui, dimentichi dei propri interessi, rifuggendo dall’ozio, con l’aiuto dell’orazione, ciascuno, sostenuto dalla mortificazione di se stesso, si impegni con tutte le forze a raggiungere il fine che si è proposto entrando nella Compagnia.
Per divina assistenza, non mancarono mai alla Compagnia uomini insigni per santità, i quali conservarono intatto il modo di seguire perfettamente gli Esercizi Ignaziani e da essi presero incitamento e forza a vivere diligentemente secondo le Costituzioni, onde riprodurre in sè quella forma più perfetta e rendere preziosi servizi alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime.
Uomini di tal fatta Pio VII, di immortale memoria, chiedev, quando desiderava procurare alla navicella di Pietro, sballottata dai flutti impetuosi, rematori provati e gagliardi. E non altrimenti la Santa Madre Chiesa richiede aiutanti alla medesima Compagnia in questi tempi burrascosi.
Si sforzino dunque gli odierni figli di Sant’Ignazio di calcarne le orme. Resistano forti sotto il vessillo della Croce respingendo ogni assalto proveniente dai principi delle tenebre e dalla forza di questo mondo.
Sempre si deve ai Superiori e specialmente al Sommo Pontefice un’obbedienza diligente e operosa: sarà questa la loro caratteristica particolarmente onorifica.
Ai desideri mondani oppongano amore alla povertà; all’aspirazione ad una vita oziosa, l’austerità e il lavoro indefesso; alle discordie e alle contraddizioni si opponga carità fraterna, benigna e apportatrice di pace tra i fratelli e tra tutti gli uomini; al materialismo quella fede sincera e zelante che sempre scopre Dio nel mondo presente, sempre lo onora.
Se tutto ciò si verificherà pienamente, Ignazio, già morto, rivivrà nei suoi figli.