«Di là verrà a giudicare i vivi e i morti»

Nel mese tradizionalmente dedicato alla memoria dei cari defunti e alla comunione dei santi, proponiamo alcune riflessioni che Pio XII condivise, il 17 febbraio 1942, sull’articolo del Simbolo Apostolico «Di là verrà a giudicare i vivi e i morti».

Ecco Cristo che siede Avvocato nostro alla destra del Padre. Egli non è più nella sua forma umana visibile in mezzo a noi, ma si degna di stare con noi invisibile sotto le specie del pane e del vino nel sacramento del suo amore fino alla consumazione dei secoli. É il gran mistero di un Dio presente e nascosto, di quel Dio che verrà un giorno a giudicare i vivi e i morti: inde venturus est iudicare vivos et mortuos.
Peter_Paul_Rubens_-_The_Last_Judgement_-_WGA20225Quando al centro della pienezza del tempo miriamo Cristo, il quale innanzi al tribunale di Caifa si afferma Figlio di Dio, che verrà un dì sulle nubi del cielo, la nostra fede, mentre il cuore si spaura, travalica i secoli, vede terminarsi l’incessante avvicendamento delle guerre e della paci nel mondo, vede chiudersi il gran volume della storia del genere umano, vede passare il cielo e la terra, e tra le nubi squarciate comparire il segno del Figliuolo dell’uomo, che scende dalla destra del Padre al giudizio universale degli eletti e dei reprobi. Che giorno sarà quello: dies irae, dies illa!
Ma avanti quel gran giorno ogni anima dei figli e delle figlie di Adamo sarà già comparsa e stata giudicata particolarmente al tribunale di Cristo nel transito da questa fugace vita a un mondo che è solo di Dio e della sua giustizia. Basta forse un tale giudizio particolare o privato alla somma giustizia di Cristo, costituito dal Padre, anche come uomo, Giudice dell’intera umanità? L’uomo è anche parte della famiglia e della società, e morendo lascia sovente superstiti i figli, i discepoli, gl’imitatori delle sue azioni buone o malvagie, che accrescono nel corso del tempo il suo premio o la sua pena. Ha un corpo che fu compagno e strumento del bene e del male fatto a sé e agli altri e, rivestito del quale, solo al giudizio universale riapparirà al cospetto del cielo e della terra tra gli uomini per gioire o arrossire; per gioire o arrossire anche di quella fama, che spesso il giudizio umano tramuta e travolge tra i mortali, «calcando i buoni e sollevando i pravi» (Inf. XIX, 105), infamando i pii e glorificando gli empi. É dunque giusto che al tribunale di Cristo, Re dei Re e Dominatore dei dominanti, compaiano a un medesimo tempo e in un medesimo luogo padri e figli, maestri e discepoli, principi e sudditi, martiri e santi coi loro corpi gloriosi, e persecutori con le loro mani crudeli; i lupi, già lodati per agnelli e gli agnelli già calunniati per lupi, affinché finalmente davanti agli occhi di tutti trionfi il bene premiato e resti umiliato il male punito.
Predicate, o sacri oratori, queste altissime verità. Ai giorni nostri, il concetto cristiano della morte, da cui dipende tutta l’eternità, minaccia di offuscarsi sempre di più. Ravvivatelo nella coscienza dei fedeli e spiegate loro come la serietà della morte non consiste tanto nelle sue circostanze esteriori, quanto piuttosto nella verità che ogni uomo è responsabile del suo eterno destino e che questo si fissa al momento della sua dipartita dal mondo. Difendete l’infinita sapienza e giustizia di Dio, che negli eventi fausti o avversi della terra spesso non distingue i buoni dai cattivi e fa splendere il suo sole sopra gli uni e gli altri. Gli ultimi suoi giudizi non sono dati in questa vita, ma nel mondo di là. Rendete quindi lode a Lui, che nel suo divino governo riserva non solo i premi ai buoni, ma anche i supplizi ai tristi; e fate tacere quel lamento, che talvolta strappa al labbro anche di persone pie la visione dei malvagi, potenti per ricchezze, superbi per onori, fortunati per successo. É un lamento che la Chiesa ascolta sulla bocca di molti suoi fedeli, ma che essa, fiduciosa nei disegni di quel provvido «Imperator che lassù regna», depone ai piedi del trono di Lui, perché le bilance della misericordia e delle consolazioni sormontino quelle della giustizia e dei dolori.
Non dubitate: le tenebre saranno rischiarate in quel giorno finale dai fulgori della Croce, vessillo della Chiesa militante e trionfante, che illuminerà le menti e conforterà i cuori dei fedeli suoi figli.