«Aprite le porte, salvate gli ebrei»

“Aprite le porte, salvate gli ebrei”: non è mai stata trovata e resa pubblica finora nessuna disposizione scritta con un simile invito di Pio XII in cui il Vaticano, tra il settembre 1943 e il giugno 1944, chiedesse esplicitamente di aprire le porte dei conventi e delle chiese romane ai perseguitati per motivi politici o razziali durante l’occupazione nazista.

Ora il ricercatore Antonello Carvigiani con un saggio pubblicato sulla rivista Nuova Storia Contemporanea, diretta dal professore Francesco Perfetti, ritiene però di aver trovato le tracce che portano a “un testo X”, ispirato con tutta probabilità proprio da Papa Eugenio Pacelli. Si tratterebbe, ipotizza Carvigiani, delle tracce evidenti di “un ordine scritto o orale, ma ugualmente consistente in una formula standard, fatto arrivare a tutte le case dei religiosi e delle religiose, alle parrocchie e ad ogni struttura ecclesiale presente a Roma affinché aprano le porte per dare rifugio ai ricercati”.

Lo studio delle inedite cronache dei monasteri di clausura romani dei Santi Quattro Coronati e di Santa Susanna relativi al periodo ottobre 1943-giugno 1944, se messe a confronto, “rivelano molte consonanze, tanto da far pensare che quei brani derivino da una fonte comune”, scrive Antonello Carvigiani: “Una fonte autorevolissima che chiede di aprire la clausura e di nascondere tutti i ricercati dai nazisti, soprattutto gli ebrei. Analizzando i testi, si può supporre che questa disposizione venga impartita dal Papa e arrivi oralmente ai due monasteri così come – studiando altre testimonianze – si può ipotizzare che giunga a tutte le istituzioni religiose di Roma”.

“Si può ipotizzare, dunque, che un biglietto scritto, preparato in centinaia di copie, venga distribuito in tutte le istituzioni religiose di Roma”, si legge nel saggio pubblicato da Nuova Storia Contemporanea. Sarebbe la ‘velina’ della Segreteria di Stato di Papa Pio XII di cui parlò il 17 aprile 2007 l’allora segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, che, però, non è mai stata resa pubblica.

In quell’occasione Bertone spiegò alla stampa che Pio XII il 25 ottobre 1943 siglò una circolare della segreteria di Stato, con la quale si forniva l’orientamento di ospitare gli ebrei
perseguitati dai nazisti in tutti gli istituti religiosi, di aprire gli istituti e anche le catacombe. Allora si era nel pieno della polemica tra Santa Sede e Israele per le didascalie aspramente critiche nei confronti di Pacelli esposte a commento di alcune sue foto collocate a Yad Vashem, il Mausoleo dell’Olocausto di Gerusalemme.

La razzia del ghetto romano avvenne il 16 ottobre 1943. Le monache dei Santi Quattro Coronati cominciano ad accogliere i rifugiati – come spiega la loro cronaca inedita – il 4 novembre, mentre le religiose di Santa Susanna aprono le loro porte – anche qui lo testimonia il loro registro – il 24 ottobre. “Le date, dunque, potrebbero essere favorevoli per dimostrare “l’esistenza di questa circolare della Segreteria di Stato”, annota Antonello Carvigiani.

“Sovrapponendo le due cronache dei monasteri, sembra che entrambe siano modellate sul calco di un testo precedente. Un testo X, dal quale discendono i memoriali di entrambi i monasteri – ipotizza Antonello Carvigiani. Il confronto tra le due cronache ci conduce ad una ipotesi del genere, che può essere rafforzata anche da una comparazione interna ai registri”.

Secondo la fondamentale indagine condotta dallo storico Renzo De Felice, durante la seconda guerra mondiale a Roma 4.447 ebrei trovano scampo in strutture ecclesiali, 2775 sono ospitati in case religiose femminili, 992 in quelle maschili, 680 in locali dipendenti dalle chiese.