​Il 2 marzo 1876 nasceva Pacelli – Il voto di Pio XII

L’Osservatore Romano • 2016-03-02

Da pochi giorni gli Alleati avevano fatto il loro ingresso a Roma, ma nella capitale le ferite del conflitto erano ancora aperte. «Diletti figli e figlie — così si rivolgeva ai fedeli Pio XII, l’11 giugno dell’anno 1944, nella chiesa di Sant’Ignazio, affidando tutti alla Beata Vergine Maria, Madre del Divino Amore — mai, forse, come in questo momento, chiamandovi così, Noi abbiamo provato tanto vivo e imperioso il senso della Nostra paternità spirituale verso voi tutti, coi quali per quattro lunghi anni abbiamo sopportato i dolori e gli affanni di una così aspra guerra».

Un bel mosaico sull’altare di San Giuseppe, nella seconda cappella a destra, ricorda la breve sosta dell’affresco venerato da generazioni di romani in questa chiesa, dal 28 maggio 1944 fino alla fine della guerra. Il 6 marzo, la domenica Laetare secondo la liturgia, nella stessa chiesa si svolgerà un concerto di musica religiosa per rendere omaggio a Papa Pacelli nel centoquarantesimo anniversario della nascita: dalla celeberrima Aria sulla IV corda di Bach a Panis angelicus di César Franck. Le musiche sono a cura di Erika Zoi, che presenterà anche alcune sue composizioni.

Il Papa voleva salvare l’immagine di Maria tanto cara ai romani dalle distruzioni che minacciavano il Santuario a Castel di Leva, e la fece portare a Roma il 24 gennaio 1944, collocandola nell’omonima chiesetta presso Piazza Fontanella Borghese. Poi, in maggio, dato l’enorme afflusso di fedeli, in San Lorenzo in Lucina. Roma, in quei mesi, subì la fase più violenta dell’occupazione tedesca, con arresti, torture, deportazioni, culminando, il 24 marzo, nella strage delle Fosse Ardeatine.

Non sono pochi gli storici che attribuiscono ai ripetuti appelli rivolti dal Papa a tutti i governanti dei Paesi belligeranti di rispettare Roma, un’influenza decisiva sulla sorprendente decisione di non trasformare la Città Eterna in un teatro di guerra.

Per gli storici odierni, così come per i romani dell’epoca, non c’è dubbio sull’instancabile impegno di Papa Pacelli per difendere la vita dei suoi concittadini e per salvare dalla distruzione la loro città, incluso il suo patrimonio storico, artistico e religioso. Quando si stava avvicinando la Pentecoste, festa titolare del Santuario del Divino Amore, che nel 1944 cadde il 28 maggio, il Papa invitò tutti alla novena della Madonna del Divino Amore durante l’ottavario della Pentecoste.

Così massiccio fu l’afflusso di fedeli, che ben presto la basilica di San Lorenzo in Lucina non poteva più contenere le folle, necessitando il trasferimento dell’immagine della Madonna alla più grande chiesa del centro storico, e cioè Sant’Ignazio. E proprio il 4 giugno, giorno in cui terminò l’ottavario, mentre qui, in una gremitissima chiesa, i romani fecero il voto alla Madonna perché Roma venisse risparmiata, le truppe tedesche, invece di far esplodere i già minati ponti del Tevere e dare fuoco a tutta la città, se ne ritirarono in pace.